Che fine ha fatto l’uomo di una volta?

Avete mai pensato come i nostri posteri chiameranno questo periodo socio-psico-culturale?
Dopo l’era dell’ferro, dell’oro, il Medioevo, la rivoluzione industriale, se dovessi pensare ad un nome da affibbiarci suggereirei: The Fashion Age.
Ovvio che sia così, la moda! Un movimento che comprende tutti, dal più chic dei modelli al più alternativo del volgo.

Che vi piaccia o no, la moda è un effetto di massa che include ogni essere vivente che si copra con uno straccio. Ormai è sempre più comune vedere sulle passerelle uomini androgini, amorfi e che sembrano condividere il proprio guardaroba con la compagna.

Purtroppo, o per grazia, è insito in noi: l’esibizionismo sofisticato ed estetica.
L’estetica che travolge l’etica. Un formidabile senso del bello soggettivo. Unico vero amore, il proprio ego. Questo è solo il primo dei nostri punti deboli, soprattutto per noi italiani conosciuti come fashionista in tutto il mondo. Un modello di uomo nel quale molti non si identificano.

Così fa capolino l’uomo fragile, con sentimenti ed empatia, svilito dai suoi principi rudi e che mostra la sua parte femminile.

Perchè nel 21° secolo non ci sono più baldi giovani, lontani dalle effimere apparenze e accentratori di valori? Il classico uomo che “Non deve chiedere mai”. Uomini a cui non interessa essere protagonisti o in cerca di visibilità, dove l’abito migliore era quello della domenica.
Davvero gli stilisti vogliono che ci identifichiamo in questo uomo moderno?

Forse la domanda più corretta da fare è se quest’uomo sia mai sparito?

Ormai la critica verso questa tipologia di uomo effemminato del nuovo millennio è diventato un luogo abbastanza comune, lontano dall’immaginario dell’uomo di una volta, ma saremmo ipocriti se pensassimo che l’uomo sensibile sia un fenomeno apparso con le nuove generazioni.

Su BoredPanda, con decine di immagini dagli anni ’70, abbiamo la chiara dimostrazione che l’uomo androgino che comunica la sua parte femminile, non è poi così una novità. Molti trend non tramontano mai, altri vengono riproposti in chiave moderna, rielaborati con il concetto del vintage. Stilisti che hanno commesso dei crimini stilistici incancellabili e che non sono altro che la culla dell’uomo-copertina di oggi.

La verità più cruda? Ognuno può pensarla come vuole su questo stile, sull’apparenza, sui valori e sul modo di rappresentarli, ma la moda nasce per comunicare. Per dar voce all’interiorità di una persona. La moda può piacere come no, ma nessuno ha il potere di giudicare l’essenza, perché ogni persona ne ha una.

Quindi evviva lo short da uomo, il trucco, i trattamenti di bellezza e gli interventi chirurgici. Evviva la libertà di esprimersi, di vestirsi come meglio si crede, di sentirsi liberi. Il focus di tutto non deve essere cosa è esteticamente accettabile, ma libertà e accettazione.

Solo con questa apertura mentale si può trovare la parte divertente di questa diversità, perché senza diversità non c’è stimolo né creatività. Ognuno ha la sua visione del mondo e la sua verità. Ascoltiamola.

Michael Ceglia

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