World Congress of Families: Lega scaricata da istituzioni e Università

L’Università di Verona ha chiuso le porte al congresso, il M5S se ne è tirato fuori e il premier Conte ritira il patrocinio (mai concesso)

A pochi giorni dall’imminente Congresso Mondiale delle Famiglie la Lega si ritrova sola a confrontarsi con gli integralisti cattolici in arrivo dall’estero, personalità note per affermazioni aberranti sull’inferiorità delle donne o che sostengono la pena di morte per gli omosessuali. Rimane solo qualche piccolo partito di destra ad affiancare il Carroccio, come Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni – definita da qualcuno “la versione burina del Ku Klux Klan” – e il Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi, partito che concentra i propri sforzi contro il riconoscimento delle famiglie arcobaleno.

L’ultima e definitiva stoccata istituzionale è arrivata ieri sera, quando il premier Giuseppe Conte ha precisato in un comunicato che la Presidenza del Consiglio non ha mai concesso il patrocinio all’evento, anche perché nessuno ne ha mai fatto richiesta. Gli organizzatori hanno dunque pensato bene di inserire abusivamente il logo sulle locandine, accostandolo a quello del Ministro della Famiglia, concesso dal ministro leghista Fontana.

Conte ha anche aggiunto: «Questo Governo si propone di tutelare con la massima attenzione ed energia la famiglia fondata sul matrimonio, senza che questo possa in alcun modo compromettere il riconoscimento giuridico e la piena legittimazione delle unioni civili e delle diverse forme di convivenze basate su vincoli di natura affettiva».

Nei scorsi giorni anche la restante parte della maggioranza ha preso le distanze. Luigi Di Maio, si è soffermato però solamente sui diritti delle donne: «Non vogliamo delegittimare la donna. Chi va al World Congress of Families a Verona va a dire che le donne devono stare a casa con la famiglia, che non è un soggetto equiparabile all’uomo. La famiglia è sacra ma è sacra anche la libertà della donna».

Quelle dei compagni di Governo non sono le uniche porte in faccia ricevute da Pillon e Fontana. Ci ha anche pensato l’Università degli Studi di Verona, su iniziativa del Dipartimento di Scienza Umane, che è entrato nel merito delle tesi che saranno portate al World Congress of Families, dalle “teorie riparative” alle funzioni psichiche distinte di donne e uomini: «Tali posizioni vengono affermate come fondate scientificamente, ma in realtà la ricerca internazionale non è mai giunta a questo tipo di esiti e li ha anzi smentiti in diverse circostanze».

Non è la prima volta che un ateneo italiano si oppone a iniziative di questo genere. L’ultima volta è successo poche settimane fa, quando l’Università di Biella ha negato l’utilizzo di una sala per un incontro in cui la sedicente ex-lesbica Nausica De Valle avrebbe parlato di come si possa “guarire” dall’omosessualità.

Copertina della pagina Facebook dell’Università degli Studi di Verona: il manifesto è stato affisso anche in città

Qualcuno si è schierato contro l’evento anche all’interno del Carroccio stesso. Parliamo in particolare di Mauro Bonato, capogruppo leghista al consiglio comunale di Verona, che ha definito il congresso “imbarazzante”.

A completare il quadro ci si è messa anche Barbara D’Urso, che in un’intervista a Matteo Salvini ha difeso le famiglie arcobaleno, ponendo il vicepremier di fronte alle imbarazzanti affermazioni di alcuni relatori del WCF, tra cui il Ministro Fontana. Ma non è tutto oro quello che luccica, a “difendere” il congresso sono arrivati degli omosessuali, parliamo di Klaus Davi e Pierluigi Diaco.

 

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