Bullismo a scuola, stessa punizione a carnefici e vittima: «Aveva bevuto»

Un nuovo episodio di bullismo arriva alla cronaca da Pistoia, ma a far discutere non è tanto il grave atto in sè, quanto il provvedimento disciplinare preso dalla preside.

La vicenda ha luogo lo scorso 28 marzo, quando durante un’assemblea d’istituto del Liceo artistico Petrocchi, una ragazza consuma degli alcolici che aveva portato con sè. Alcuni compagni, approfittando della sua poca lucidità, le legano braccia e gambe con del nastro adesivo. A quel punto la 15enne viene trascinata nel giardino della scuola, dove è fatta rotolare nell’erba, concludendo il tutto con delle scritte ingiuriose sul suo volto scritte dai compagni con l’utilizzo di un pennarello.

Tutte le fasi dell’atto di bullismo sono state riprese dagli stessi studenti con i cellulari per poi pubblicarle su Instagram, al fine di provocare ulteriore umiliazione. Naturalmente la vicenda è venuta così a conoscenza dei genitori e dei docenti. Nel consiglio d’istituto, questi ultimi hanno deciso di punire il comportamento dei ragazzi con un mese di sospensione, lo svolgimento di lavori socialmente utili e l’insufficienza in condotta a fine anno, che implica la bocciatura.

Sulla decisione è però intervenuta la preside della scuola: «Non ci sarà nessuna bocciatura automatica: bisogna tener presente che ci sono le vacanze di Pasqua in mezzo, poi ci sono anche i sabati e le domeniche nel conteggio, quindi effettivamente perderanno una quindicina di giorni di scuola, non di più».

Potrebbe sembrare solo la scelta di dare una punizione meno severa, ma a non essere stata risparmiata è proprio la vittima. La ragazza avrà infatti la stessa punizione di chi l’ha umiliata e derisa, perché ha introdotto e consumato dell’alcol nel liceo. Evidentemente per la preside esercitare violenza e umiliazione di gruppo a una ragazza è grave quanto bere della birra e del whisky. Il bullismo viene così sminuito ancora una volta, proprio da chi ha il dovere di vigilare ed educare. Oltre al danno, anche la beffa.

 

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