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Il rugbista Folau non si pente dei post omofobi: «È la mia religione, violati i miei diritti»

Vi ricordate l’ex giocatore di rugby Israel Folau? No, non vi abbiamo parlato di lui in qualche calendario, ma emerse alle cronache per aver voluto avvisare tutti gli omosessuali del globo che, se non si fossero redenti, sarebbero finiti all’inferno.

«L’inferno aspetta i gay a meno che non si pentano dei loro peccati», aveva scritto lo sportivo in risposta all’approvazione del genere opzionabile sui certificati di nascita in Tasmania, che considerava aberrante. «Il diavolo ha accecato così tante persone in questo mondo – continuava il post – pentitevi e allontanatevi dai queste malvagità. Rivolgetevi a Gesù Cristo che vi renderà liberi».



Evviva l’evoluzione. Non contento di essere già stato squalificato dalla squadra di Rugby Australiano, ha sostenuto ancora una volta la sua tesi dicendo all’Australian Christian Lobby (ACL) che non solo sapeva che i suoi post omofobi sui social media avrebbero offeso molte persone, ma che se fosse tornato indietro, li avrebbe “assolutamente” postati di nuovo. La cosa sconvolgente è che lo sportivo consideri le sue azioni come «un messaggio d’amore» ed i suoi avvocati puntano la difesa sul fatto che il suo impiego è stato illegalmente interrotto a causa della sua “religione”. Da discriminante a discriminato il passo è veramente breve, oltre che assurdo.

In una dichiarazione, Folau ha dichiarato: «Nessun australiano di qualsiasi fede dovrebbe essere licenziato per aver praticato la propria religione. I messaggi di sostegno che abbiamo ricevuto in queste difficili settimane mi hanno fatto capire che ci sono molti australiani che ritengono che i loro diritti fondamentali vengano costantemente erosi». Dovremmo ricordare a Folau che nessuno gli ha vietato di praticare la sua religione, e vorremmo fargli notare come ci siano milioni di cristiani che sono in grado di praticare la propria religione senza diffondere il fanatismo anti-LGBTQ.



Il multi milionario ha inoltre fatto appello alla corte del web, chiedendo supporto ai fans avviando una campagna di crowdfunding su GoFundMe, ma questa è stata chiuso dopo aver raccolto 700.000 dollari australiani, a causa di una violazione delle regole della piattaforma. L’azienda infatti si è dissociata da questo tipo di raccolta affermando che i valori che muovono questa piattaforma sono di inclusione e che sono sempre in prima linea sulla difesa dei diritti LGBT+. #SnapItBitch

Nonostante ciò, un altro sforzo di crowdfunding lanciato dall’ACL è riuscito a raccogliere fondi per l’ex sportivo. Non sembra incredibile?

 

Cover photo: Lawyers Weekly
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2 thoughts on “Il rugbista Folau non si pente dei post omofobi: «È la mia religione, violati i miei diritti»

  1. Ma..offesi cosa? Un gay non crede sicuramente nel paradiso, e di conseguenza neanche in un inferno, concetti creduti SOLO .da cristiani….( Molte altre religioni dicono cose differenti e strade differenti)…cose si offende un gay che per forza di cose non e’ certo un cristiano praticante? ..e’ come dire a me , ..se non ti penti di non essere LGBT, non entri nelle nostre feste e non potrai mai venire con noi nei nostri cortei…e cosa mi causa questo? Un grande ,roboante ,ecchissene frega……ed e’ esattamente lo stesso che i gas dovrebbero dire a un cristiano che gli dice cose surreali per il mondo gay….offendersi cosa?…pero’ a un grande sportivo , togliergli il lavoro..questo si che e’ da denuncia penale

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