Per la prima volta in più di 120 anni di pubblicazione, a Dicembre, compare sulla copertina di Vogue un* muxe, termine che indica, come abbiamo già visto, un genere che si colloca tra il maschile e il femminile, ufficialmente riconosciuto nelle comunità messicane di origine zapoteca.
In agosto Estrella Vazquez, che non aveva la più pallida idea di cosa fosse Vogue, è stat* invitat* a partecipare a uno shoot fotografico volto a rappresentare le culture indigene dello Stato messicano di Oaxaca. E così si è ritrovat* catapultat* sulla copertina della versione inglese e messicana di uno dei magazine più letti al mondo, vestit* con un tradizionale abito floreale e con un ventaglio rosa in mano.
«Penso sia un enorme passo avanti – racconta Estrella al The Guardian – C’è ancora molta discriminazione. Non quanta ci si potrebbe aspettare, ma c’è». Nonostante il forte background cattolico e maschilista messicano abbia sdoganato la transfobia, infatti, essere muxe è una realtà riconosciuta e apprezzata nella nazione, soprattutto nei piccoli villaggi dove viene visto addirittura come una benedizione dalle famiglie. «Chiunque veda la copertina si congratula con me. È difficile spiegare le emozioni che sto provando, mi viene da piangere» ha aggiunto l’intervistat*.
Tutto questo successo Estrella Vazquez non se lo sarebbe aspettato. Sono in pochi a conoscere l’esistenza di questo genere non binario al di fuori del Messico, nonostante siano in migliaia. Purtroppo, però, nonostante l’impegno di Vogue e la piena accettazione del genere muxe nelle piccole comunità, il Messico rimane una delle nazioni con il più alto tasso di crimini legati all’omobitransfobia.
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31 anni, sotto l’ala protettrice di Big Pharma, vende droghe e veleni in legalità. Dispensa questi ultimi anche nel tempo libero tra una catfight e l’altra. Vive in Salento, dove si nutre di Stephen King, serie TV e Pokémon.
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