È una morte precoce quella di Alessia Ortense, 46enne trans scomparsa questa mattina all’Ospedale Civico di Pescara, che viene resa ancora più dolorosa dai manifesti fatti affiggere dai suoi familiari nella città abruzzese che, riportando il suo nome anagrafico maschile, calpestano la dignità della defunta.
Il fatto è stato denunciato sui social da Giovanna Miscia, nota come Giò Sensation, che pubblicando la foto di quel manifesto ha scritto: «Un altro caso (dopo quello di Alessia Cirillo, ndr) di mancanza di rispetto per l’identità di una persona trans nemmeno da morta è stata considerata nel giusto modo».
Il post è stato poi condiviso dalla presidente di Antinoo Arcigay Napoli, Daniela Lourdes Falanga, che ha aggiunto: «Dopo Alessia, dopo Valentina, dopo chissà quante e quanti invisibil*, ancora il macabro utilizzo dell’egoismo nella totale negazione all’esistenza. Così una donna ridiventa un uomo nel silenzio della morte. Spero in un percorso di consapevolezza della famiglia».
«Ancora una volta – ha aggiunto Arcigay Chieti – ci scontriamo con una cultura ignorante che non considera il reale peso delle parole: usare un pronome sbagliato nei confronti di una persona T* o non chiamarla col nome che si è scelta vuol dire non riconoscerla nella sua identità, non lasciarla libera di autodeterminarsi e, in questo caso, negare la sua esistenza anche nella morte».
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