Foto: Chiesa e Post Concilio

I vescovi polacchi contro la Convenzione di Istanbul: «Promuove l’ideologia LGBT»

A fine luglio il ministro polacco della Giustizia, il conservatore Zbigniew Ziobro, ha annunciato e avviato il processo di ritiro della Polonia dalla Convenzione europea sulla lotta alla violenza contro le donne. La Convezione di Istanbul, sottoscritta dalla Polonia nel 2012 e poi ratificata nel 2015, era già stata definita dal ministro come «una fantasia e un’invenzione femminista volta a giustificare l’ideologia gay» e di parere simile sembra essere anche l’episcopato cattolico della Polonia.

Quindi, a voler dire la propria si aggiungono anche il capo e il vicecapo della Conferenza episcopale polacca (Kep) che, dopo aver chiesto dei centri nazionali per la cura dell’omosessualità, ora affermano di «accogliere con favore l’emergere di una iniziativa per porre fine alla Convenzione di Istanbul». La posizione dei firmatari, gli arcivescovi Stanisław Gądecki e Marek Jędraszewski, è quella di sostegno alle lotte finalizzate a «combattere la discriminazione derivante dalle differenze di sesso, cioè le differenze biologiche tra una donna e un uomo». Tuttavia non possono non dirsi contrari lì dove si introducono «elementi di ideologia di genere» che sarebbero in contrasto con le identità biologiche degli individui.

La Convenzione, iniziativa del Consiglio d’Europa, a detta degli arcivescovi avrebbe anche la colpa di identificare la religione e la tradizione come cause di violenza contro le donne. L’articolo 12 della convenzione afferma che «le parti devono garantire che la cultura, i costumi, la religione, la tradizione o il cosiddetto ‘onore’ non siano considerati una giustificazione per alcun atto di violenza».

Alcuni volti influenti della Chiesa polacca suggeriscono che, dopo il ritiro dalla Convenzione di Istanbul, venga adottata la “Convenzione sui diritti della famiglia” proposta da Ordo Iuris, un’organizzazione legale ultraconservatrice. Sul sito dell’organizzazione si afferma che la propria proposta è «un’opportunità per fermare le ideologie di sinistra dannose» proteggendo «il gruppo sociale più discriminato, la famiglia».

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