Foto: Giornalettismo

«Non assumerei mai persone omosessuali»: Cassazione condanna Carlo Taormina

Arriva anche la sentenza della Cassazione a ribadire che costituiscono una discriminazione le affermazioni di Carlo Taormina in un’intervista radiofonica a “La Zanzara”, nella quale aveva afferato che non si sarebbe mai avvalso della collaborazione di persone omosessuali all’interno del proprio studio.

Dopo che, nello scorso aprile, la Corte di Giustizia si è espressa contro l’avvocato romano, la Cassazione chiude la vicenda con un’ordinanza depositata nella giornata di ieri, nella quale conferma le conclusioni della Corte d’Appello di Brescia, vale a dire che la libertà di pensiero «non ha natura di diritto assoluto e pertanto non può spingersi sino a violare altri principi costituzionalmente tutelati, quali, nella specie, gli articoli 2, 3, 4 e 35 della Costituzione che tutelano la parità di trattamento in materia di occupazione e di lavoro e la realizzazione di un elevato livello di occupazione e di protezione sociale».

«Questi sono tempi in cui la Costituzione non conta più nulla e la sentenza ne è la dimostrazione» ha affermato l’avvocato Taormina ad Affari Italiani, che ora dovrà versare un risarcimento di 10mila euro nei confronti di Rete Lenford. L’associazione di Avvocatura per i diritti LGBTI ha dichiarato in un comunicato di essere «molto felice che da una sua iniziativa sia sorto un leading case, che ha fissato principi di eguaglianza validi per tutti i gruppi di persone vittime di discriminazioni in ragione dei fattori vietati nel nostro ordinamento e ribadito la centralità del ruolo delle Associazioni nella lotta contro le discriminazioni».

«Questa vittoria – ha affermato il presidente di Rete Lenford Vincenzo Miri – fissa un punto in un percorso ancora lungo per la piena affermazione dell’eguale dignità delle persone LGBTI, nel quale l’Associazione rinnova il suo impegno a fianco del nutrito e solido gruppo di associazioni LGBTI in Italia».