Altri 45 giorni di carcere per Zaki: Amadeus lancia un appello dall’Ariston

Ormai è passato più di un anno da quando il ricercatore presso l’università di Bologna Patrick Zaki si è ritrovato in manette e buttato in una cella perché oppositore del regime egiziano. La prassi è quella che il regime di al-Sisi utilizza in questi casi: rinnovare la detenzione dei prigionieri politici ogni 45 giorni per un massimo di due anni per poi trovarsi a decretare come se nulla fosse sulla vita di tanti giovani.

Purtroppo ancora una volta gli avvocati dell’attivista sono stati informati che la detenzione di Patrick è stata rinnovata di ulteriori 45 giorni, di nuovo. Nelle scorse ore però il giovane è quantomeno riuscito ad incontrare la madre, alla quale ha raccontato che nessuno, scrive la pagina Facebook Patrick Libero, lo informa dell’esito delle sue udienze e che ne apprende l’esito solo una volta che le guardie del carcere vengono a prendere chi viene rilasciato.

La situazione nella sua immobilità è tragica, ma d’altronde come si può pensare che in assenza di una forte mobilizzazione internazionale e specialmente italiana qualcosa possa cambiare? Gli interessi economici e geopolitici che l’Italia, come altri, ha con l’Egitto hanno portato a fregarsene persino dell’omicidio di Giulio Regeni, ci si figuri in questo caso. Unico modo per cercare di smuovere qualcosa sembra quindi l’interesse dell’opinione pubblica.

Un crescendo di richieste di scarcerazione del ricercatore bolognese avrebbero quantomeno l’effetto di non far dimenticare la sua storia e di spingere la politica a muoversi più seriamente. In quest’ottica sono quindi più che apprezzabili tutte le manifestazioni e tutti i pensieri che negli ultimi mesi hanno riguardato la sorte del giovane.

Importante è quindi che anche su un palco prestigioso come quello del Festival di Sanremo si trovi il tempo per ricordare Patrick Zaki. Durante la prima parte del Festival, Amadeus si è fermato per parlare dell’attivista: «Rischia una condanna a 45 anni di carcere: non possiamo che augurarci che Patrick torni libero il più presto possibile e possa riprendere a studiare nella sua Bologna». L’appello è stato molto apprezzato sui social.