Girovagando tra i gruppi Facebook italiani a tematica gay, può capitare di imbattersi in una foto di Andrea Franzese, un giovane seminarista che, indossando l’inseparabile collarino bianco, lancia messaggi di inclusività nei confronti delle persone LGBT+. Incuriositi dall’originale presenza, ci siamo imbattuti nel suo profilo, dove risulta fidanzato con Marika, con cui convinve a Torre Pellice, piccolo comune piemontese a pochi chilometri dal confine con la Francia. Cosa spinge un ragazzo che ha intrapeso un percorso di tipo religioso, e con una ragazza al suo fianco, a dedicare le proprie energie a una causa che sembrerebbe non riguardarlo in prima persona? Lo abbiamo chiesto a lui.
Andrea e la ricerca di una Chiesa più inclusiva
Andrea ci ha dapprima spiegato il suo percorso spirituale. «Sono stato battezzato dalla Chiesa Cattolica Romana del mio paese – racconta – Nel 2016 sono passato sotto la giurisdizione della Chiesa Episcopale Anglicana di Madre Maria Vittoria Longhitano, dove ho prestato servizio per 4 anni e dove per circa un anno ho prestato servizio come responsabile calabrese. Nel Luglio del 2020 mi sono avvicinato al cattolicesimo indipendente e dove ho iniziato il mio cammino nella Chiesa Apostolica Ecumenica di Mons. Gianni di Marco».
Una scelta dettata da alcuni dogmi e imposizioni della Chiesa Cattolica Romana, che Andrea non condivideva, come quella che vede le persone divorziate impossibilitate ricevere sacramenti come l’eucarestia o il celibato dei sacerdoti. A queste si aggiungono le questioni sociali, come la sessuofobia e l’omotransfobia. «Dio non è omofobo – spiega – La Bibbia né condanna l’omosessualità e né ne parla in modo negativo. Anzi, possiamo osservare che nel libro di Ruth e Noemi e nel libro di Davide e Gionata si parla di amore omoaffettivo. La Chiesa Cattolica Romana, come anche altre Chiese, usano la Parola di Dio contro l’uomo. Ma la parola di Dio non è mai contro l’uomo, ma per l’uomo».
Il seminarista sottolinea come le posizioni della Chiesa cattolica romana moderna non sono sempre state intolleanti. «Le unioni cristiane tra persone dello stesso sesso si svolgevano in Italia tra il dodicesimo e tredicesimo secolo – sostiene – Ricordiamo ad esempio San Sergio e San Bacco martiri cristiani che molti studiosi ritenevano fossero gay. Registrazioni di unioni cristiane nel Medioevo risalgono in tutto il mondo. Da sempre è sempre stata considerata giusta l’omosessualità».
Il Vaticano e il divieto di benedire le coppie dello stesso sesso
E allora perché oggi il Vaticano risulta così conservatore, per usare un eufemismo, sulle tematiche LGBT+? «Per il semplice motivo che vede la coppia come un qualcosa che deve procreare – afferma Andrea – Mentre nelle coppie omoaffettive non può esserci come cosa». C’è da chiedersi chi sta interpretando male le cosiddette sacre scritture, dato che si parla delle stesse. «Non posso dire che sbaglino, ma sicuramente non è la stessa modalità che adoperiamo noi – ci risponde – Noi ci affidiamo alla Sapienza della teologia, della sociologia, della filosofia, della scienza, della storia e dunque cercare di approfondire quel passo biblico in tutti i suoi aspetti».
Sostiene, inoltre, che Papa Francesco non sia dalla parte delle persone LGBT+ e che, in passato, sia stato travisato nelle proprie dichiarazioni: «Lui disse che gli omosessuali avevano diritto di stare in famiglia, non di crearsi una famiglia omogenitoriale o transgenitoriale. Ha reputato ingiusto che persone LGBT venissero cacciate di casa o subissero maltrattamenti perché cristianamente parlando è inconcepibile. Ma non si è mai mostrato favorevole alle unioni civili e alle adozioni omogenitoriali. Basti ricordare la sua cronologia degli eventi nei confronti del mondo LGBT, a partire di quando era vescovo in Argentina».
«Basti ricordare che Bergoglio, il 25 maggio del 2018, ha affrontato la tematica dell’ammissione di ragazzi omosessuali nei seminari – aggiunge – invitando ad un attento discernimento sulle persone omosessuali: “Se avete anche il minimo dubbio, è meglio non farli entrare”. Non penso che sia fatto tutto ciò in mala fede, ma si segue semplicemente una dottrina tradizionale e ortodossa, che sicuramente non può assecondare e approvare tematiche quali persone LGBT».
LGBT+ o ally? Non importa
Andrea preferisce non rivelare il proprio orientamento sessuale. «Cerco di non dichiarare la mia posizione intima/sociale per evitare comunque di far passare il messaggio che utilizzo una mia condizione per scopi pubblicitari – spiega – Dunque mi definisco neutro, non dichiaro né di farne parte e né di non farne parte. Noi abbiamo il sacerdozio uxorato, dunque il celibato non obbligatorio. A noi preti, seminaristi e religiosi è concesso avere un partner (che sia compagno/a o marito/moglie)».
Non solo dalla parte delle minoranze sessuali. «Sto dalla parte di uomini, donne, gay, etero, cisessuali, transessuali, chiunque il quel momento è minoranza – ci dice – chiunque in quel momento ha difficoltà o vive una condizione disagiata. Noi non siamo una Chiesa di gay per gay, ma una chiesa per TUTTI, nessuno escluso. Siamo una Chiesa che si occupa di qualsiasi minoranza, prendendo in esempio sempre la figura di Cristo e domandandoci: “Cosa avrebbe fatto Lui al mio/nostro posto?”».
Leggi anche:
-
L’arte come rimedio e cura ai disturbi mentali creati dal Covid e dalla guerra
-
Tutta la mia vita (o quasi): la drag Peperita racconta Giacomo
-
Rivoluzione Familiare, la lotta per le adozioni alle coppie LGBT+ e ai single
-
Farida Kant: la mia esperienza a Drag Race Italia
-
Dimitri Cocciuti: così ho portato Drag Race in Italia