Foto: Mike Nelson

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Laurel Hubbard sarà la prima atleta trans alle Olimpiadi

Grazie alle nuove regole del Comitato Olimpico Internazionale, la sollevatrice di pesi neozelandese Laurel Hubbard sarà la prima atleta trans a partecipare alle Olimpiadi. Sebbene la squadra neozelandese non l’abbia ancora nominata ufficialmente, un membro della International Weightlifting Federation ha confermato al Guardian che Hubbard andrà alle Olimpiadi.

Secondo le linee guida del CIO, le atlete trans possono competere nella categoria femminile senza richiedere un intervento chirurgico per la rimozione dei testicoli. L’unica condizione necessaria è che il livello totale di testosterone nel siero sia mantenuto al di sotto di 10 nanomoli per litro per almeno 12 mesi.

Hubbard ha guadagnato l’argento ai Campionati del Mondo 2017, diversi anni dopo la sua transizione e ora è sedicesima nel ranking mondiale. A causa delle nuove regole imposte dalla pandemia che obbligano le nazioni a presentare solo unə atleta per categoria, sei delle atlete più in alto di lei non saranno presenti a Tokyo. Ci sono buone probabilità, dunque, che l’atleta ottenga anche il podio.

L’atleta ha rischiato che la sua carriera si interrompesse nel 2018, quando partecipò ai ai Giochi del Commonwealth a Gold Coast, in Australia. In questa occasione Hubbard si ritirò a causa di un infortunio al gomito.

La risposta alle polemiche

La partecipazione di Laurel Hubbard alle Olimpiadi, dividerà nettamente le opinioni. Mentre da una parte, infatti, c’è chi lo vede come un enorme passo avanti per gli atleti e le atlete trans, altri insistono sul fatto che beneficino di un vantaggio ingiusto.

«Le regole che mi hanno permesso di competere per la prima volta sono entrate in vigore nel 2003 – ha dichiarato l’atleta ai Campionati del Mondo del 2017 – Dieci anni fa il mondo forse non era pronto per un’atleta come me e forse non lo è ora. Ma almeno ho avuto la sensazione che le persone fossero disposte a considerarmi per queste competizioni e sembrava il momento giusto per mettersi in gioco».

Grande supporto, inoltre, è arrivato all’atleta da parte del Comitato Olimpico Neozelandese. «La squadra neozelandese ha una forte cultura dell’inclusione e del rispetto per tutti – ha dichiarato il NZOC in una nota – Non vediamo l’ora di supportare tutti gli atleti selezionati per la squadra neozelandese a Tokyo».