Omofobia a Crotone, calci e pugni a un 15enne: «minacciato da mesi»

Lo minacciava da mesi per via del suo orientamento sessuale, poi alcuni giorni fa ha aspettato che salutasse un’amica sul lungomare di Crotone per scagliarsi contro di lui e riempirlo di calci e pugni. È l’ennesimo episodio di violenza omofobica dell’ultima settimana, che stavolta vede un 15enne vittima dell’odio di un maggiorenne della propria città.

L’accaduto è stato denunciato dal padre del giovane sulle pagine del bisettimanale Il Crotonese. L’uomo dichiara che il figlio è stato già in passato vittima di bullismo dai propri coetanei, ma che fosse all’oscuro delle minacce che riceveva da mesi su WhatsApp dall’aggressore. Vocali del tenore di «Ti taglio la testa con l’ascia», fatti ascoltare dal padre solo dopo il pestaggio.

«Non mi crea problemi il suo orientamento sessuale – confida l’uomo – voglio che sia felice, lo rispetto comunque esso sia, ma mi fa paura il contesto culturale in cui viviamo. Non c’è legge che tuteli contro queste mortificazioni e mio figlio ne ha subite tante. Abbiamo cambiato tre scuole, sempre perché veniva etichettato come una femminuccia, veniva escluso. Questa è la vera sofferenza per un genitore, non il fatto che sia gay. L’ipocrisia fa più male dei pugni che ha preso in faccia».

«Le parole di questo padre sono molto più utili e illuminanti delle decine di audizioni volute in maniera ostruzionistica dalla Lega in Senato – commenta con un post la senatrice Alessandra Maiorino – Le aggressioni in questi giorni si susseguono in maniera impressionante: Milano, Torino, il suicidio del povero Orlando, ora questo. Non possiamo non prendere posizione netta: la Legge Zan, cui tanto come M5S abbiamo contribuito partecipando alla scrittura e sostenendola senza incertezze, va approvata e va approvata subito. Ora. Perché ora è già tardi».

«Come ci si sente ad essere pestati a sangue, circondati da codardi che guardano e stanno attenti che non arrivi nessuno? – scrive in una nota il gruppo politico Stanchi dei Soliti – Come ci si sente ad essere vessati, umiliati, insultati solo perché si ha il coraggio di essere se stessi a 15 anni? Potrebbe essere nostro figlio, nostro fratello, nostro nipote, semplicemente un nostro amico e il solo pensiero ci annienta perché ad oggi non c’è una legge che punisce severamente una violenza del genere. E no, non è stata una semplice lite. Pensiamo a quel ragazzo che ha poco più di 15 anni ed è già stato privato da mano estranea di poter vivere la propria libertà».