Il vaso di Pandora è stato scoperchiato e la notizia degli esponenti “non-etero” della Lega fugge sul web poche settimane dopo che l’on. Alessandro Zan era stato additato dal Carroccio per aver osato sottolineare l’incoerenza di un deputato leghista – mai rivelato – che a Mykonos baciava un uomo e che a Montecitorio si scagliava contro il disegno di legge per il contrasto all’omotransfobia.
Il fatto scatenante è l’indagine che vede protagonista Luca Morisi, il social media manager conosciuto per “La Bestia”, il meccanismo macina-like con cui Matteo Salvini e la Lega hanno prima conquistato terreno nel panorama politico italiano – a colpi di gogne e disinformazione facenti leva sulla xenofobia e l’omotransfobia – per poi perderlo con una certa velocità negli ultimi mesi. Il caso nasce dopo che due ventenni di nazionalità rumena sono stati fermati e perquisiti dai Carabinieri, i quali hanno trovato della sostanza stupefacente – riconducibile a quella usata per il chem sex – che sarabbe stata data loro proprio da Morisi, il quale a sua volta sarebbe stato in possesso di una piccola quantità di cocaina.
Chiaramente non parliamo di uno spacciatore, anche perché uno come il guru (ora ex) di Salvini la vigilia di Ferragosto avrebbe avuto di meglio da fare. Come riporta Open, l’ipotesi al momento più accreditata è che i due giovani avrebbero partecipato a un festino che si sarebbe tenuto proprio in un’abitazione di proprietà del social media manager, dove si sarebbero trattenuti per circa 12 ore, i cui rumori avrebbero disturbato i vicini.
Se i fatti dovessero essere confermati dalla giustizia, sarebbe inutile sottolineare l’incoerenza di quest’uomo, che ha rivendicato di non aver commesso nessun reato, ma che al tempo stesso ha parlato della vicenda come «una grave caduta come uomo». Morisi ha chiesto scusa al suo partito e alla sua famiglia, spiegando: «è un momento molto doloroso della mia vita, rivela fragilità esistenziali irrisolte». Fragilità che nella sua comunicazione politica non si era mai palesata, a discapito delle categorie più marginalizzate.
Pillon contro Morisi: «Non mi è mai piaciuto»
Sono tanti gli utenti che in queste ore sui social stanno facendo delle allusioni sulla sessualità di Morisi e alcuni di essi stanno proponendo delle analogie sul recente caso dell’europarlamentare ungherese del partito di Orban beccato a un festino gay. È sicuramente presto per fare questo tipo di ipotesi, ma a far piovere sul bagnato ci pensa Simone Pillon, che si scaglia contro l’ex guru della Lega, con il quale non avrebbe mai trovato sintonia, a tal punto da essergli impedito di partecipare ai programmi televisivi (alla faccia dei principi democratici). «La giustizia divina ha fatto il suo corso – ha detto il senatore in un’intervista al Foglio – A me questo Morisi non è mai piaciuto. Mai. Poi mi ha sempre fatto la guerra, ora capisco tante cose».
Pillon si riferisce a presunte pressioni esercitate dal social media manager contro il Congresso Mondiale delle Famiglie, il quale avrebbe cercato di convincere Salvini che fosse poco conveniente parteciparvi in termini di consenso. Se così fosse stato, non ci è riuscito, così come non sembra aver fermato la pubblicazione di post contro attivisti o semplici ragazzi LGBT+ sulla pagina Facebook del leader del partito.
Il senatore rivela poi che ci sarebbero più di dieci parlamentari omosessuali tra le fila della Lega, definendola la «corrente Mykonos». «Li conosco tutti – sostiene – Tra Camera e Senato non bastano due mani per contarli (ma nessuno ha mai fatto coming out, nda). Niente di personale, ci mancherebbe. Ognuno vive come vuole. Basta saperlo. Questo sì». A differenza di quanto sostenuto da Matteo Salvini e Nino Spirlì nel loro attacco contro Zan, sembra che per Pillon l’omosessualità di un politico non debba essere un fatto personale e privato, ma qualcosa “da sapere”. Attendiamo le dure reazioni del Capitano di fronte a questo (presunto) outing collettivo.
AGGIORNAMENTO. Pillon: «Mie parole strumentalmente decontestualizzate»
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