Dopo l’azione dell’Ue, quattro regioni polacche non sono più LGBT-free

Nei mesi scorsi la Polonia aveva indignato l’Europa tutta con l’assurda creazione delle famigerate “zone libere dall’ideologia LGBT”. Dopo accesi avvertimenti da parte dell’Ue, a lungo rimasti inascoltati, solo la minaccia di ritorsioni economiche ha spinto alcune istituzioni a rivedere il proprio disegno di discriminazione.

Nella giornata di lunedì tre regioni della Polonia hanno rinunciato alle zone libere da persone LGBT+. Podkarpackie, Lubelskie e Malopolskie, il 27 settembre scorso, hanno votato l’abrogazione delle LGBT-free zone e ciò al fine evitare di perdere gli stanziamenti previsti dal fondo Ue.

Nello specifico la prima si è definita «una regione di tolleranza consolidata», mentre a Lubelskie i funzionari hanno approvato una nuova misura intitolata «Sulla protezione dei diritti e delle libertà fondamentali». Nei giorni scorsi già Świętokrzyskie era stata la prima regione ad agire in tal senso: il 22 settembre aveva adottato una nuova risoluzione in cui affermava che avrebbe «rispettato la tradizione e la cultura secolari della Repubblica di Polonia, nonché l’uguaglianza e il trattamento equo». Intanto una quinta regione, Łódzkie, sta decidendo se abbandonare la vergognosa discriminazione autoproclamata.

Tuttavia questi interventi regionali non hanno trovato il sostegno del governo: Zbigniew Ziobro, ministro della giustizia del governo polacco, in una conferenza stampa del 24 settembre ha invitato «i consigli regionali a non soccombere ai ricatti. Se qualcuno conta che l’UE si fermi, si sbaglia. Possiamo aspettarci azioni più illegali se soccombiamo a questo tipo di terrorismo economico».

Un plauso quindi all’intervento dell’Unione europea che tenta di garantire il rispetto dei diritti umani basilari in un’epoca in cui tutto questo dovrebbe essere superfluo. P.S.: Ungheria sei pronta?