! * Cronaca

Busto Arsizio, Asl dovrà risarcire un’infermiera per le vessazioni omofobe di un primario

In Lombardia, per la prima volta, è stato riconosciuto il risarcimento ad una vittima di molestie a causa del proprio orientamento sessuale. Difatti, il tribunale di Busto Arsizio ha condannato l’Asl della Valle Olona al risarcimento del danno per una donna lesbica vessata dal suo diretto superiore.

Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’infermiera, responsabile dell’ambulatorio di ginecologia e ostetricia della succitata Asl, ha raccontato di come il nuovo primario – una volta conosciuto il suo orientamento sessuale – avesse creato un ambiente di lavoro ostile e di come fosse stata costretta a numerosi trasferimenti tra i vari reparti nonostante gli attestati di stima dei colleghi.

Come racconta l’infermiera, che preferisce rimanere anonima per evitare ulteriori ripercussioni, il rapporto con il primario era stato sempre cordiale fino quando la compagna della donna, che è un medico nello stesso ospedale, ha avuto gravi problemi di salute e per assisterla ha dovuto chiedere molti permessi al lavoro. «È stato allora – racconta la vittima delle vessazioni – che il primario ha scoperto di noi e ha cambiato completamente atteggiamento con me. “Ho saputo che hai avuto problemi familiari” mi ha detto con stizza. Da allora ha smesso di guardarmi, non mi parlava più, ha cominciato a fare battute oscene, a chiamare la mia compagna con il mio nome e viceversa».

Nel dicembre del 2019 la situazione precipita e all’infermiera viene proposto un trasferimento a causa di incompatibilità caratteriale con il primario. L’iniquità della situazione è tale che sono gli stessi colleghi della donna ad intervenire con attestati di stima e dichiarazioni che , purtroppo, non bastano. Come afferma la stessa infermiera «da che ero responsabile dell’ambulatorio di ginecologia e ostetricia con cinquemila pazienti mi hanno mandata a fare tamponi in un parcheggio». Così, dopo una denuncia per abuso di ufficio e violenza privata l’infermiera si è rivolta al giudice del lavoro, che ha condannato il datore di lavoro, ossia l’Asl di Valle Olona, al risarcimento del danno.

L’avvocato Ganzarolli, che assiste legalmente l’infermiera, conclude affermando che «Si tratta di una sentenza importante perché afferma che una lavoratrice non deve esser costretta a subire in silenzio le battute offensive e ostili del proprio responsabile che, per il suo ruolo, crede di poter trattare i sottoposti in modo svilente».