Movimento LGBT+ inascoltato: ora anche il PD vuole mediare sul ddl Zan

Nella puntata di ieri di Che Tempo Che Fa, Enrico Letta ha annunciato che il PD tenterà una mediazione con le forze politiche che chiedono modifiche al ddl Zan – vale a dire Italia Viva, Forza Italia e le destre – ignorando, di fatto, la richiesta che era giunta dagli attivisti LGBT+ nel corso degli ultimi mesi, con più di cento realtà tra associazioni e collettivi che hanno mandato un inequivocabile messaggio: meglio nessuna legge che una cattiva legge.

«Chiederò a Zan di fare un’esplorazione con le altre forze politiche per capire le condizioni che possano portare a un’approvazione del testo rapida – ha affermato il segretario del PD nel programma condotto da Fabio Fazio – purché non siano cose fondamentali, sostanziali, ma mi fido di Zan. Io non voglio lasciare nulla di intentato, poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità».

Le dichiarazioni di Letta, giunte a tre giorni dal ritorno a Palazzo Madama del disegno di legge contro l’omotransfobia, hanno provocato delle inevitabili reazioni da parte dei rappresentati partiti. «Vigileremo che l’apertura politica del segretario PD Enrico Letta non conduca a menomazioni inaccettabili della legge di contrasto all’omolesbobitransfobia – scrive in una nota la senatrice Alessandra Maiorino del M5S – L’identità di genere, così come l’orientamento sessuale, non possono essere oggetto di contrattazione, e sono certa che Alessandro Zan convenga con me su questo. Irrinunciabili sono anche i percorsi di #educazione al rispetto nelle #scuole, da noi fortemente voluti in quanto convinti che ogni forma di discriminazione vada combattuta innanzitutto sul piano culturale».

Matteo Renzi, invece, esulta. «Ci sono punti dello Zan – dichiara il leader di Italia Viva – in cui non c’è consenso, non solo da parte dei cattolici ma anche di parte della Cgil e delle femministe (riferendosi, tuttavia, alla minoritaria corrente gender critical, ndr). Se si modifica il testo in 15 minuti si porta a casa il risultato, ci si mette d’accordo sui tempi alla Camera».

Quello che Renzi dimentica di dire, tuttavia, è che la mediazione è inevitabile soprattutto perché il suo partito ha deciso di non sostenere l’attuale testo, dopo averlo votato alla Camera. Resta, altresì, poco trasparente la comunicazione del PD, che ha aspettato la fine delle elezioni amministrative per esprimere un’intenzione destinata a generare il malcontento del movimento LGBT+.