Omicidio di Lecce: quanto i media “indagano” sull’omosessualità dell’assassino

Il duplice omicidio che si è registrato lo scorso 28 settembre a Lecce, ai danni di Eleonora Manta e il suo fidanzato Daniele De Santis – un arbitro di serie B e C – sta sgomentando tutta la città e l’intero Paese, sia per le crude modalità con cui la coppia è stata ammazzata, sia perché il motivo confessato dal loro assassino sembra del tutto futile: «Li vedevo felici».

Antonio De Marco, 21enne studente di infermieristica reo confesso, è un ragazzo timido ed introverso, che mai aveva destato sospetti in famiglia, nella sua città d’origine, Casarano, e nemmeno tra le sue poche conoscenze a Lecce, città dove fino a pochi mesi fa viveva in affitto nella stessa casa delle due vittime. Ora sono i nuovi coinquilini a parlare, due ragazzi che nella puntata di ieri di Quarto Grado lo hanno descritto come un tipo timido e riservato.

«Non ha mai avuto una ragazza. Non aveva mai dato un bacio a una ragazza – ha raccontato nell’intervista uno dei due giovani – Secondo me lui stava capendo di essere gay ed era magari molto chiuso perché stava iniziando a capire di se stesso. Lo vedevo come un ragazzo religioso, che reprime magari la sua natura sessuale, ma nulla mi faceva pensare a una cosa così losca, a un omicidio».

Le dichiarazioni del nuovo coinquilino di De Marco alla trasmissione di Rete4, frutto della percezione personale di chi conosceva l’assassino da poche settimane, hanno avuto eco sulla stampa nazionale, che già nei giorni passati aveva dato voce a criminologi che ipotizzavano si potesse trattare di un movente passionale, affermando che le modalità con cui si è svolto l’assassinio sono tipiche di questo tipo di delitti.

I Sentinelli del Salento hanno duramente criticato questo modo di fare informazione. «La “notizia” riportata dal Secolo d’Italia era “uscita” da Quarto Grado… e subito smentita dal Comando dei Carabinieri – scrive l’associazione su Facebook – Questo basterebbe a rispedirla al mittente. Ma vogliamo fare una riflessione. Il “mostro” deve sempre essere un “diverso” meglio se appartenente ad una minoranza, questo allontana il “mostro” dalle case della “brava gente” e li fa sentire tranquilli e senza colpa. Poi, la pericolosa descrizione causa-effetto, soltanto sussurrata nell’articolo, è uno schifo a cui possiamo solo rispondere».

«Crediamo che i giornalisti debbano raccontare quello che accade lasciando fare agli inquirenti il loro lavoro – scrive Arcigay Salento in un comunicato – A domanda precisa il Comandante dei Carabinieri di Lecce ha già risposto che allo stato attuale non vi sono elementi per confermare o confutare questa affermazione. Per cui ci sembra fuori luogo un eventuale outing del coinquilino che nulla toglie alla statura criminale dell’assassino e nulla aggiunge, fino ad ora, alle indagini».

Tuttavia, qualora il movente dovesse risultare coerente con le ipotesi avanzate dal coinquilino di De Marco, nessuno – al meglio delle nostre conoscenze – ha osservato che probabilmente saremmo di fronte a una tragedia in cui avrebbe avuto un ruolo non trascurabile l’omofobia presente nella società, che spesso si travasa negli adolescenti sotto forma di omofobia interiorizzata e impossibilità di accettarsi. Ma, al momento, questa è un’altra questione.