«Casalino ric**ione, Conte pappone»: a Varese le proteste per il DPCM passano per l’omofobia

Nel corso delle proteste contro l’ultimo DPCM del 24 ottobre, contenente le nuove misure per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19, ieri a Varese è apparso uno striscione a sfondo omofobo indirizzato a Rocco Casalino, portavoce del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

«Nuovo DPCM, Casalino ric**ione, Conte il suo pappone»: con queste parole alcuni dei manifestanti hanno ritenuto attaccare le politiche del governo puntando sull’omosessualità di Casalino anziché nel merito della complessa questione. Un grave episodio registrato proprio mentre alla Camera la destra sostiene che in Italia non ci sia alcun fenomeno omoransfobia nel corso della discussione del ddl Zan.

«Lo striscione è rimasto esposto per diverso tempo nella completa indifferenza della piazza” – ha dichiarato Giovanni Boschini, presidente Arcigay Varese – Democratiche e legittime proteste di piazza non possono trasformarsi nell’ennesimo attacco violento all’orientamento sessuale delle persone. I commercianti e le persone che esprimono il proprio dissenso civilmente non dovrebbero mischiarsi a certe manifestazioni e dissociarsi con forza e convinzione da questi accaduti, senza restare indifferenti come invece è accaduto ieri sera. Il dissenso, quando è democratico e legittimo, non può e non deve trasformarsi in violenza».

Walter Girardi, portavoce del Comitato Rosa Parks di Varese Possibile, ha condannato in una nota «la violenza di quello striscione» e la «piazza che con il suo silenzio ha dimostrato di condividere e di non essere disturbata da quel messaggio». «Auspichiamo che qualcuno oggi prenda posizione su quanto avvenuto ieri sera – ha aggiunto – e ci riferiamo in modo particolare agli esponenti politici varesotti e non, che ieri sera erano in piazza, alle istituzioni democratiche ma anche alle associazioni di categoria che stanno scendendo in piazza in queste sere».