Ares Gate, indaga la procura. Manuela Arcuri: «Non erano tutti attori gay da coprire»

In questi giorni nuovi tasselli si aggiungono al cosiddetto Ares Gate ma occorre fare un passo indietro e spiegare cosa si intende con questo termine. Tutto ha inizio con la tragica morte di Losito, compagno di Alberto Tarallo, a capo della Ares Film, il quale ha nel tempo prodotto importanti fiction tra cui “il bello delle donne”, la famosa “L’onore e il rispetto”, ma anche “Il peccato e la vergogna”.

La morte di Losito fece scalpore nell’ambito dello spettacolo, in quanto inaspettata. L’Ares Gate è esploso dalle confessioni fatte da Adua del Vesco – ora nota come Rosalinda Cannavò – e Massimiliano Morra, entrambi nella scuderia Ares. Dopo delle confessioni notturne al Grande Fratello VIP, che li ha visti protagonisti dell’edizione appena passata, le loro dichiarazioni sono state acquisite dalla procura, che ora indaga sulla morte di Losito, e nelle ultime ore ha sentito anche Barbara d’Urso.

Secondo quanto riferito da Morra e Cannavò, molti attori della scena italiana, compresi essi stessi, in Ares avrebbero dovuto rispettare regole come il non rivelare la propria età (tanto che l’attrice sicula scoprirà solo durante il GF VIP la vera età di Morra), oppure il chiudere i rapporti con i contatti più vicini (come ammesso dalla stessa Cannavò durante il reality show). Molto spesso gli attori della produzione si fidanzavano tra di loro: è quello che è accaduto a Manuela Arcuri e Gabriel Garko, il quale ha fatto coming out in una delle prime puntate del GF VIP.

In questi giorni l’Ares Gate è tornato alla ribalta in quanto Manuela Arcuri ha rilasciato un’intervista a Massimo Giletti, durante il talk show Non è l’Arena, in cui ha difeso Alberto Tarallo affermando che «è una grandissima persona dal cuore enorme, a me come a tutti gli attori, ha dato tutto se stesso per il bene delle sue produzioni». «Lui faceva il bene per tutti – ha aggiunto – In 15 anni non mi ha mai imposto nulla, mi ha solo consigliato».

Alla scottante domanda di Alessandro Cecchi Paone, presente in collegamento, su un presunto obbligo di “copertura” degli attori omosessuali la Arcuri ha risposto: «Gli attori della Ares non erano tutti omosessuali da coprire, forse due, su tanti tanti attori in tanti anni… Costringere una persona a tal punto è un’assurdità, parliamo di uomini e donne mature che sapevano a cosa andavano incontro!». Ma il caso dell’Ares sembra non essere destinato a sgonfiarsi in poco tempo.