Foto: Gianni Vattimo (Facebook)

L’assistente del filosofo Gianni Vattimo rinviato a giudizio per plagio

Claudio Ferrero, giudice del Tribunale di Torino, ha rinviato a giudizio Simone Caminada, assistente personale del filosofo Gianni Vattimo, con l’accusa di circonvenzione di incapace. L’accademico ha fatto la conoscenza di Caminada nel 2010, in un contesto conviviale. Lo ha quindi assunto, dapprima come suo autista, quindi come assistente personale. Questo ha portato i due a vivere a stretto contatto, facendo nascere nel filosofo, dichiaratamente omosessuale, un sentimento di forte affetto e stima nei confronti dell’uomo.

Stando alle dichiarazioni raccolte dalla pm Giulia Rizzo, tuttavia, Caminada, di quasi cinquant’anni più giovane, avrebbe approfittato del legame per ottenere dei benefici economici. Il 37enne, infatti, avrebbe «indotto Vattimo ad effettuare bonifici sul suo conto corrente per importi superiori di circa 19 mila euro all’ammontare della sua retribuzione». Ai bonifici, stando all’accusa, si aggiungerebbero regali costosi, come un taccuino appartenuto a Fidel Castro, polizze vita di cui Caminada era beneficiario e la nomina ad erede dei beni appartenuti al filosofo. La Procura, inoltre, sottolinea come Caminada avesse «minacciato di andarsene dall’abitazione presso la quale convivevano intimandogli che lo avrebbe lasciato solo».

La denuncia sarebbe partita dalla dottoressa Flavia Longo, geriatra e amica di Vattimo. Preoccupata dall’atteggiamento adottato da quest’ultimo da quando nella sua vita era presente Caminada, ha deciso di sporgere denuncia. «Ci siamo resi conto che da quando questa persona era al suo fianco, lui non era più libero di fare delle scelte. – dice a Repubblica – Non solo non era più libero di gestire la sua carta di credito, ma Caminada gestiva così tanto la sua vita da decider chi dovesse frequentare e cosa dovesse fare».

Gianni Vattimo: «Voglio vivere liberamente»

Sebbene la perizia psichiatrica del dottor Franco Freilone lo indichi come «individuo circonvenibile», Vattimo sostiene l’innocenza dell’assistente. «Nessuna perizia ha mai certificato che io fossi un imbecille non in grado di intendere – ha detto a La Stampa – Simone può dare conto di ogni singolo euro speso».

«Il problema è un altro: spesso davo denaro a persone vicine, che credevo amici – ha aggiunto il professore – Simone cercava di limitare queste uscite, inimicandosi quelle persone. Le stesse che ora lo accusano e che hanno chiesto al tribunale di nominare un amministratore di sostegno. Io mi sento perseguitato». «Mi infastidisce essere descritto come una persona che dà i numeri – ha poi dichiarato al Corriere – Ho 85 anni e sicuramente qualche problema di salute, ma non sono certo un incapace. Non capisco l’accanimento della Procura: alla mia età credo di aver diritto a un po’ di tranquillità. E anche a vivere liberamente».

La questione è stata portata all’attenzione della Camera da Francesco Sapia, deputato del gruppo misto. «Vattimo è una persona generosa, che ha dato tanto all’Italia e a molte persone in difficoltà, senza mai pretendere qualcosa in cambio – ha affermato il deputato – Per la Procura di Torino, Vattimo è stato circuito in quanto incapace, ma l’intellettuale è più che lucido e continua a studiare e a pubblicare, anche se è affaticato come tutti gli anziani. Difenderò sempre la libertà personale e di scelta». Parole di solidarietà nei confronti del filosofo sono giunte, poi, anche dal giornalista Pasquale Quaranta, che in un post Facebook ha scritto: «Dopo il caso Braibanti mai avremmo immaginato di sentire parlare ancora di plagio».