“Professione transgender”: l’incontenibile transfobia del giornalismo italiano

Etica professionale, questa sconosciuta. Passano i lustri, la società si evolve e con essa anche il linguaggio, ma una cosa resta invariata: la transfobia del giornalismo italiano. Facendo un giro su Google News è facile rendersi conto come, ogni giorno, svariate testate locali e nazionali utilizzino le parole “trans”, “transessuale” o “transgender” come sostantivi, anche per raccontare notizie di cronaca dove l’identità di genere dovrebbe essere irrilevante.

In molti casi, se si tratta di una donna trans, il termine “trans*” sottintende – ricalcando uno stereotipo ormai stantio – il lavoro di sex worker della protagonista della vicenda. Le donne trans, inoltre, vengono spesso misgenderate, attraverso pronomi maschili, e violate della propria privacy e dignità con la pratica del deadnaming, vale a dire la rivelazione del loro nome assegnato alla nascita.

Non solo, stiamo facendo dei passi indietro. Se, nel passato, l’uso della parola “transgender” intesa come “sex worker transgender” era implicita, ora c’è chi mette nero su bianco questa associazione. Stiamo parlando del Quotidiano dell’Umbria, dove in un articolo di cronaca nera si può leggere: «L’indagata, che poi è un uomo che da anni si i è dato alla “professione” di transessuale prostituto, ne parla nel primo interrogatorio del 28 aprile […]». Segue poi un testo dove i pronomi maschili e quelli femminili vengono alternati.

Una situazione analoga si è verificata, alcuni giorni fa, in un servizio sulle elezioni amministrative del TG LA7. Mentre per tutti gli altri candidati e le altre candidate è stato detta la loro professione e di cosa si occupano, la candidata consigliera al comune di Milano, Monica Romano, era solo «la transgender». L’attivista LGBT+, che tiene corsi di formazione in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti sul linguaggio inclusivo, si è detta «seccata» in un video pubblicato su Facebook, ricordando che «questo linguaggio contribuisce a squalificarci come persone e come portator* di valore, umanità e professionalità nella società civile».