Adieu Karl: l’uomo dietro l’icona

Creativo, irriverente, sfrontato, ironico e iconico. È così che il direttore creativo di due delle più grandi maison di alta moda ha affrontato la sua vita fino alla fine. Fino a quando oggi il Magazine Closer Francia ne ha diramato la notizia.

Karl Lagerfeld si è spento all’età di 85 anni. 

In seguito alla sua mancata apparizione al termine della sfilata di Chanel al Grand Palais lo scorso Gennaio, si era parlato molto, speculando sulla sua presunta morte.

Ma Karl per questa volta ha evitato l’amara teatralità alla Molière, evitando la volgare morte in proscenio. Lo stilista ha smentito tutti andandosene inaspettatamente, come del resto è sempre stato abituato a fare, stupendo tutti.

Kaiser era il suo soprannome, il titolo dell’imperatore germanico. Il suo codice di abbigliamento lo ha reso intramontabile ed unico: occhi coperti da grandi occhiali da sole, capelli lunari che passavano da bianco candido a nuance aregentee, camicie dal collo molto alto, completi neri e dei mezzi guanti puntualmente neri, attorniati da anelli punk. A completare il tutto, l’immancabile vezzo degli imperatori: il ventaglio. 

Ma chi c’era dietro l’icona?

Karl Otto Lagerfeld nasce ad Amburgo nel 1933, una data tenuta a lungo nascosta dallo stilista, che ha spesso giocato sulla sua età, come se non ce l’avesse, come se non ne avesse bisogno. Ma il tempo è impietoso per tutti.

All’età di 22 anni si trasferì a Parigi con la madre, inaugurando la sua carriera come assistente di Pierre Balmain nel 1955, per poi approdare in Chanel nel 1983.

Dopo aver aperto una sua boutique, all’inizio degli anni ’80 fonda la sua etichetta Lagerfeld che lancia profumi e abbigliamento.

Numerose sono le sue collaborazioni, come fotografo o consulente. Nel 2001 il colosso H&M promuove una linea firmata da lui ed in seguito scattò diverse campagne per marchi come Chloè.

Il suo patrimonio, al momento della sua morte, è stato stimato ad oltre 200 milioni di dollari. Soldi guadagnati nel settore; nell’ambiente si vocifera che il suo gatto domestico abbia guadagnato ben 2,6 milioni di sterline grazie ad alcuni servizi fotografici per cui ha posato nel 2014.

Una vita dedita allo stile, agli eccessi e alla fatica, dove gli affetti sono sacrificati in onore di una causa, secondo la sua coscienza, più significativa. Una vita spesa per la moda o forse per lasciare un segno nella storia, come un Re.

E come si diceva nelle migliori famiglie reali in queste circostanze: il Re è morto, viva il Re!

Michael Ceglia

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