Attivismo LGBT e politica ai tempi dei social: intervista a Roberto De Mitry

Andando a votare alle Amministrative del mio piccolo comune di residenza, avrei sempre voluto trovare tra le liste una persona come Roberto De Mitry. Sarà perché lo conosco da vecchio tempo, sarà che abbiamo condiviso diverse esperienze insieme e che da una di queste sia nata Non è Grindr, un’importante realtà di intrattenimento e informazione LGBT italiana.

Quando conosci una persona da giurare sulla sua integrità morale e suelle sue qualità, sai che puoi fidarti… Roberto è però candidato consigliere in un altro comune, quello di Lecce, a supporto del candidato sindaco di centro-sinistra Carlo Salvemini.

Sebbene le nostre strade abbiano preso direzioni distanti politicamente e geograficamente (dopo due anni passati insieme a Torino per finire gli studi, Roberto ha deciso di tornare nella nostra terra), ho voluto approfittare della sua candidatura per dare uno sguardo al passato, a tutto quello che è stato fatto e parlare di quel che può essere fatto in un futuro prossimo nel capoluogo salentino.

L’intervista

Ciao Roberto, ben ritrovato. Fa un po’ strano intervistare un vecchio amico, nonché la persona che ha messo il primo seme che nel corso degli anni è diventato una quercia che ha abbracciato prima la comunità gay salentina e poi ha dato vita alla nostra community. Vuoi raccontare ai nostri lettori com’è nato tutto?
Ciao Davide, grazie mille per questa opportunità. Tutto è iniziato il 14 marzo 2011, quando abbiamo deciso di creare un gruppo Facebook della comunità arcobaleno salentina. Da allora è stato sempre un crescendo: raduni, contest, la nascita di nuove realtà e tante bellissime iniziative! Sono felice che tutto sia nato per caso, senza strategie o programmi a lungo termine: c’è stato un tempo per tutto e gradualmente abbiamo fatto passi da gigante.

Ma il tuo contributo alla comunità LGBT salentina non si è fermato ai social. Nel 2013 insieme a due ragazzi, Gianmarco e Laura – che fino a quel momento erano degli estranei -, fondi Arcigay Salento La terra di Oz, un’associazione che ha dato un importante contributo sociale alla città di Lecce (e non solo) e che ha fortemente voluto a Lecce il Puglia Pride nel 2014. Qual è il più bel ricordo che conservi di quell’esperienza?
Sì, i social sono stati un ottimo strumento per cambiare realmente le cose. Il primo Puglia Pride a Lecce è stata una bellissima esperienza che non credevo potessi davvero realizzare ma è stato grazie a Gianmarco, Laura, Andrea, Flavio e a tanti altri ragazzi e tante altre ragazze che hanno messo la loro passione e le loro competenze e tempo. Questo a testimonianza che quando si è insieme si possono fare grandi cose.

Ora sei invece Presidente di un’altra associazione, Rainbow Network. Vuoi raccontarci di cosa si tratta e quali sono gli obiettivi di questo nuovo progetto?
Effettivamente era ora di cambiare e sono sempre stato il primo che si è messo da parte perché cambiare volto, idee e approcci fa bene alla continuità di realtà. Quindi dopo aver fondato Rainbow Network (Ra.Ne.) ho lasciato il gruppo Facebook e Arcigay perché non riuscivo a dedicare il tempo e l’impegno di prima. Ra.Ne. è nata da un progetto finanziato da un bando pugliese, PIN, e si occupa di tante cose. Sintetizzando siamo un hub intersezionale, attento alle tematiche arcobaleno sì, ma in realtà ci occupiamo anche di tante altre cose: turismo, rigenerazione urbana, progettazione. Senza tralasciare la nostra sede, nel quartiere delle Giravolte a Lecce, la Rainbow House, casa per tutte le associazioni arcobaleno del territorio e di chi ha bisogno di una sede per le proprie iniziative.

Com’è cambiata Lecce da quando hai cominciato a fare attivismo e cosa c’è ancora da fare?
Il lavoro incessante delle associazioni LGBTI del territorio ha cambiato radicalmente il volto di Lecce, in meglio ovviamente. Ma c’è tanto da fare per la nostra comunità: un centro community based per il testing e la prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse e un centro per le persone che intraprendono un percorso di transizione che al momento, per l’intera Puglia, si trova solo a Bari. Queste sono le cose principali che la nostra Città necessita e che sono necessarie anche al resto della Provincia. Inoltre si devono sempre più incrementare i momenti intersezionali per abbattere gli stereotipi e le discriminazioni, di qualsiasi tipo, condividendo spazi e momenti insieme, non dimenticando la nostra identità.

È anche per questo che hai scelto di candidarti alle prossime Amministrative?
Sarebbe falso se dicessi il contrario. Avere una sede a Lecce è difficile e tutte le associazioni della città hanno bisogno di una sede e l’Amministrazione deve farsi carico di questa necessità. Avere una sede, sopratutto arcobaleno, ci permette di raggiungere più facilmente obiettivi che sono stati fino ad adesso solo sulla carta, perché per la maggior parte della nostra vita abbiamo operato senza sede e di volta in volta ospitati da circoli Arci e altre realtà senza le quali non avremmo potuto continuare le nostre iniziative. Mi dispiace quando sento dire che non si fa niente perché non si comprendono a fondo gli sforzi di tutte le associazioni nel cercare di fare qualcosa con innumerevoli ostacoli. Quindi sì, ho scelto di accettare questo invito a candidarmi perché voglio impegnarmi non solo a raggiungere obiettivi inerenti le nostre istanze ma anche supportare, almeno logisticamente, gli enti del terzo settore, spina dorsale di ogni Città.

Perché i leccesi dovrebbero votare Roberto De Mitry?
I Leccessi dovrebbero votare Roberto De Mitry perché sanno chi sono. Dal 2011 ad oggi ho fatto innumerevoli cose: da un piccolissimo gruppo Facebook al primo Pride a Lecce e uno ogni anno a Gallipoli. Adesso con Ra.Ne. il raggio è più largo: stiamo supportando l’organizzazione di AHIFF – Apulia Horror International Film Festival, festival di genere del Cinema Horror che si terrà sia a Lecce che a Gallipoli dal 5 giugno. Chi mi conosce sa che sono sempre impegnato e che faccio tante cose allo stesso tempo: non mi perdo in chiacchiere e se ho una MISSIONE, devo portarla sempre a termine. E la maggior parte delle volte, sono impegnato a organizzare qualcosa da restituire alla collettività.

E perché dovrebbero invece votare il PD?
I Leccesi dovrebbero votare il PD perché è la casa democratica di tutte le idee, checché se ne dica. Dobbiamo iniziare a dirlo chiaro e forte: mentre gli altri si dividono il PD risorge dai propri errori e cerca di fare nuovamente squadra, partendo da capo ma non perdendo il proprio capitale umano. Non possono piacere alcune persone al proprio interno o le decisioni prese ma non possiamo fare a meno del PD e se non ci va bene una cosa dobbiamo partecipare per cambiare e non solo criticare: è quello che ho fatto io. Ho deciso di candidarmi proprio col PD perché voglio avere un’esperienza politica in un partito ed essere attivo anche dopo le elezioni. Non perdo la mia indipendenza né il mio senso critico ma sento che il PD può essere una fonte di formazione ed esperienza, di confronto e di dibattito anche acceso ma in una cornice comune.

Di recente hai conosciuto Nicola Zingaretti, il nuovo segretario del Partito Democratico in visita a Lecce. Cosa pensi del nuovo leader? Riuscirà a risollevare le sorti di un PD succube dello strano dualismo al potere Lega-M5S?
Ho conosciuto Nicola proprio il 17 maggio, giornata internazionale contro l’omobitransfobia. Andavo di fretta perché dovevo preparare la Rainbow House per una cena sociale organizzata da più associazioni leccesi, proprio per l’IDAHO e trovandomi a parlare con lui ho notato che era preparatissimo sull’argomento! Nicola è pragmatico ma anche idealista e ha un forte carisma. Al di là del governo giallo-verde, Zingaretti è chiamato in primo luogo a dare una nuova coesione al partito e essere un punto di riferimento per gli elettori. Sono convinto che ce la farà anche con l’aiuto di tutti noi: sembra infatti rifiutare il ruolo di leader padrone.

Hai anche pubblicato un endorsement di Monica Cirinnà sul tuo Facebook, immagino sia stato emozionante…
Moltissimo. Lei ha avuto la tenacia di non mollare e ammiro la sua forza. Mi sono trovato a parlare con lei poche volte ma si è sempre rivolta con un linguaggio simile, senza formalismi. Appena ha saputo della mia candidatura col PD è stata lei ad offrirsi a sostenermi e per questo gli sarò sempre grato.

C’è una fetta di comunità LGBT+ che vota per il M5S o, addirittura, per partiti di destra come la Lega o Fratelli d’Italia, da sempre nemici dei diritti delle persone omosessuali e transgender. La loro motivazione è, a parte “e allora il piddì?!”, che i diritti LGBT non sono per loro una priorità. Cosa vorresti dire a queste persone?
Odio le priorità. Sul serio. Le priorità le uso solo quando organizzo eventi: cosa va fatto prima e cosa va fatto dopo è un approccio tecnico, non politico. Nella politica non ci sono priorità: ci sono cose che puoi o vuoi fare, e ci sono cose che non puoi o non vuoi fare, ma il fatto tempo o importanza c’entra poco. Ogni cosa è importante per il portatore o portatrice di interesse di quella specifica cosa e la politica, il governo e lo Stato possono occuparsi di più cose contemporaneamente. Oltre questa premessa sulle priorità, penso realmente che si tratti di minority stress. Siamo così tanti abituati a farci trattare da cittadini e cittadine di serie B che ormai pensiamo che sia la prassi e ogni rivendicazione viene tacciata come un “capriccio” dalla nostra stessa comunità, pregiudicando il duro lavoro di chi quella rivendicazione la sta portando avanti anche con sacrifici personali. In un’epoca in cui l’individualismo è padrone del nostro essere, fare comunità e avere empatia nei confronti dell’altra persona, non solo è il requisito per cambiare le cose ma essenza stessa della nostra sopravvivenza come genere umano.

Il 16 agosto si terrà a Gallipoli il quarto Salento Pride, che quest’anno è anche Puglia Pride. A 50 anni dai moti di Stonewall qual è il significato di questa manifestazione?
Il significato è sempre lo stesso: il Pride è una marcia di rivendicazione di diritti e di liberazione sessuale, una commemorazione lunga 50 anni, dove il non conformarsi e l’essere tutte noi persone diverse, ci rende parte integrante di questo bellissimo arcobaleno. Spero che il Pride resti una manifestazione di resistenza e non si trasformi in qualcosa che non dia fastidio, in qualcosa di sobrio o di eteronormativo. Perché al giorno d’oggi nemmeno le persone etero sono più eteronormative e sono stati, paradossalmente, i Pride a dare la direzione verso un mondo unito nella differenza, senza discriminazione e pregiudizio.

 

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