Fico chiama Augusta Montaruli “Deputata”, lei si scaglia contro grammatica e LGBT

È un teatrino che ha del paradossale quello che si è tenuto ieri alla Camera dei Deputati quando Roberto Fico dà la parola alla “Deputata” di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli. La torinese esordisce indignata contro il Presidente della Camera chiedendo di essere chiamata al maschile.

«Presidente glielo chiedo con rispetto ma vorrei essere chiamata “Deputato” perché in questo mondo arcobaleno, dove tutti si possono definire come vogliono, io voglio avere il diritto di definirmi “Deputato” – risponde la (o forse dovremmo dire “il”) Montaruli – almeno fino a quando la Camera resterà dei Deputati e non diventerà “Camera dei Deputati e delle Deputate” o addirittura “Camera dei Deputat*” con l’asterisco».

No, non stiamo assistendo al coming out di un Deputato transgender o non binario, bensì a una rappresentante dei populisti che pur di remare contro le battaglie LGBT mette in discussione le regole della grammatica, che vuole “Deputata” come femminile di “Deputato”.

Non basta dunque usurpare la Scienza parlando di “famiglia naturale”, o la Pedagogia affermando senza nessun fondamento che un bambino ha bisogno di un padre e di una madre, adesso la Destra va all’attacco anche della Grammatica Italiana.

Cosa dobbiamo aspettarci ora? Che l’Accademia della Crusca venga tacciata di piegarsi alla lobby gay o che gli insegnanti di italiano vengano rinominati le “bacchette rosse”? In ogni caso, sarà colpa della fantomatica teoria gender.

Fico chiama Augusta Montaruli “Deputata”, lei si scaglia contro grammatica e LGBT: VIDEO

 

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2 thoughts on “Fico chiama Augusta Montaruli “Deputata”, lei si scaglia contro grammatica e LGBT

  1. “affermando senza nessun fondamento che un bambino ha bisogno di un padre e di una madre”

    Guardi che sono millenni che i bambini hanno bisogno di un padre e di una madre, non il contrario. Consideri anche che vi sono le biblioteche piene che dimostrano l’importanza di mamma e papà. I pochi e recentissimi studi che mettono in dubbio questa verità hanno limiti metodologici importanti come ad esempio: scelta di campioni di coppie non rappresentativi, conflitti di interesse, e soprattutto questi studi non sono in grado di misurare le conseguenze psicologiche della privazione di uno o di entrambi i genitori. Il sonno della ragione genera mostri.

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