L’utero bioingegnerizzato che potrebbe cambiare la procreazione

Un gruppo di ricercatori di bioingegneria e ginecologia dell’Università di Tel Aviv ha trovato un modo per ricreare le celle della parete uterina, al fine di creare un modello di utero umano “ricettivo”, con l’obiettivo di impiantare e crescere artificialmente degli embrioni al suo interno.

In un articolo, attualmente in peer review, i ricercatori hanno spiegato di aver preso delle cellule muscolari endometriali e lisce dall’utero e di averle co-coltivate ​​in strati in laboratorio, sottoponendole anche a una manipolazione ormonale.

La ricerca potrebbe avere dei risvolti davvero preziosi, in quanto sarebbe possibile sviluppare gli embrioni (che oggi vengono cresciuti artificialmente in un incubatore o in una capsula di Petri) in un ambiente biologioco. Secondo i ricercatori, questo comporterebbe dei migliori risultati per la loro crescita e sopravvivenza.

Un’invenzione rivoluzionaria per il mondo LGBT

C’è inoltre la possibilità di un risvolto sociale. Non si esclude infatti, che il modello di utero dei ricercatori di Tel Aviv un giorno potrà essere trapiantato, ad esempio, nel corpo di una persona trans MtF.

Non ci sono ragioni anatomiche che lo impedirebbero. Infatti, è già accaduto con un utero naturale, quando lo scorso anno una donna in Brasile ha avuto un bambino grazie a un trapianto di utero donato da una deceduta e alla fecondazione in vitro. 

Come spiega bene Philip Ball in un articolo del quotidiano The Guardian: «Rendendo la gravidanza potenzialmente disponibile per le donne transgender e anche per gli uomini cisgender (con trattamenti ormonali), i trapianti di utero potrebbero mettere in discussione norme sociali e preconcetti. Proprio come la fecondazione in vitro ha fatto creando nuovi tipi di famiglia».

 

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