Gianna Nannini: «Il coming out ghettizza, alla parola “gay” preferisco “fr**io”»

A pochi giorni dalla pubblicazione del singolo La Differenza, in uscita l’11 ottobre, Gianna Nannini fa parlare di sé per le dichiarazioni rilasciate a Vanity Fair.

La cantante 63enne, madre di Penelope da quasi 10 anni, non ha mai parlato apertamente della sua sessualità così come ha fatto attraverso le pagine di questo periodico: «Ami gli uomini? Ami le donne? Sempre le stesse domande, davanti alle quali uno vorrebbe dire soltanto: “Ma te li fai i ca**i tuoi?”. Eppure sarebbe semplice: a me le divisioni, a partire da quelle di genere, non mi hanno mai interessato granché. Ho sempre amato uomini e donne soprattutto non ho mai avuto freni nel sentire e seguire quello che volevo. Le ho sempre rifiutate, le definizioni. Al termine “coming out”, che ghettizza, ho sempre preferito la parola “libertà”. Alla parola “gay”, che ti pretenderebbe felice e ormai non usano più neanche in America quando indicono un Pride, preferisco “fr**io”. Chi è libero nel linguaggio è libero dentro».

Affermare che fare coming out significhi ghettizzarsi è un’opinione quantomeno contestabile, così come la sua definizione di “libertà”, che fa acqua da tutte le parti. È fuori da ogni logica pensare che la libertà sia in contrasto con l’uscire allo scoperto, con l’appropriarsi di quella parte di vita che hai tenuto nascosta per paura degli “altri”. Come se non sia libertà quella di autodeterminarsi e affermare a gran voce la propria sessualità.

La libertà passa anche per le etichette, quelle che ci permettono di riconoscerci nei nostri simili, trovare battaglie comuni all’interno di una minoranza e presentare le proprie cause per rivendicare dei diritti, cosa che non sarebbe neppure immaginabile se tutti rimanessero nell’ombra a farsi gli affari propri.

La cantante non è nuova a dichiarazioni da cui sono poi scaturite reazioni, soprattutto da parte del mondo LGBT+. Ricordiamo quando due anni fa dopo la pubblicazione della sua autobiografia Ca**i miei, in un’intervista al Corriere Della Sera, dichiarò «Non ci sono leggi, in Italia, che mi garantiscano cosa succederebbe a mia figlia Penelope se andassi in cielo. In Inghilterra, invece, sono rispettata nei miei diritti umani di mamma». La Nannini non ha tenuto presente, anche in quell’occasione, che soltanto quando hai una consistente disponibilità finanziaria puoi decidere di emigrare nel posto che più ti aggrada, di andare dove i tuoi diritti sono garantiti.

Le sue dichiarazioni sono in contrasto con il suo personale impegno a favore delle cause LGBT. Per fare un esempio, l’ultimo in ordine cronologico, in occasione dello #SvegliatiItalia per l’approvazione della legge Cirinnà, la voce e la grinta di Gianna furono le grandi assenti, a differenza di quelle di molti suoi colleghi, da Tiziano Ferro a Emma Marrone.

Tutti “fr**i” – per citare la stessa Nannini – con i diritti degli altri.

 

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