In seguito a un processo con rito abbreviato presso il Tribunale di Como, è emersa alle cronache una storia di abusi sessuali perpretati ai danni di un bambino sin dalla tenera età, che chiameremo col nome di fantasia Filippo. La violenza sessuale è stata esercitata dapprima dallo zio, con il consenso del padre naturale che applicava un vero e proprio tariffario, e in un secondo momento dal patrigno omofobo, che abusava di lui dopo averlo insultato per via della sua omosessualità.
Di quelle che il PM Francesca Parola ha definito delle vere e proprie sevizie, ai danni di Filippo e di sua sorella, ne era a conoscenza la nonna, che però rimaneva in silenzio, ma non la madre.
Intorno ai sedici anni, il ragazzo ha finalmente trovato il coraggio e la forza di confidarsi con un’amica, che a sua volta ha deciso di parlare con la madre; quest’ultima si è rivolta ai carabinieri. Emersa l’intera vicenda è stato avviato il processo che ha portato alla condanna dei vari imputati, tra cui il padre di Filippo che è rimasto latitante per alcuni anni e, ultimo in ordine di tempo, il patrigno che dovrà scontare una pena di 4 anni e 6 mesi.
L’uomo non ha mai nascosto la propria avversione nei confronti dell’omosessualità del ragazzo, neanche davanti agli psicologi che seguono il caso per i Servizi Sociali e affidarono Filippo ad un’altra famiglia.
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