Bolle di Sapone, il nuovo viaggio di marcobalto tra sesso e sentimenti

Originario di Monza, ma milanese d’adozione, marcobalto – rigorosamente con la ‘m’ minuscola – è un travel writer che scrive «amando», come afferma sul suo blog. La sua ultima fatica è arrivata nelle librerie poche settimane fa e si intitola Bolle di sapone, un romanzo LGBT che racconta la storia di un viaggio dentro l’universo emotivo e onirico di un ragazzo, che, ricevuta una notizia sconvolgente, decide di mettersi in cammino per risolvere alcune situazioni rimaste in sospeso. Sullo sfondo di un’Italia rigogliosa di bellezza e foriera di suggestioni, il protagonista riflette sul suo passato, sui suoi desideri e sull’amore in tutte le sue sfaccettature, fino ad approdare a nuove consapevolezze che sigleranno l’approdo alla meta finale.

marcobalto (Instagram)

L’intervista

Ciao Marco, faccio subito una premessa per i nostri lettori: non ti chiederò perché hai chiamato il tuo nuovo romanzo “Bolle di sapone”, dato che la risposta sarebbe uno spoiler. Vorrei però domandarti quanto c’è di autobiografico, nei fatti e nelle sensazioni, in questo libro.
“Bolle di sapone” è l’insieme di tutte le emozioni, le persone – i luoghi che più mi hanno formato in questi anni. Ho preso spunto dalla mia famiglia, dagli amici, dalla passione che mi ha guidato a scegliere gli uomini giusti per me. Si tratta di un diario di viaggio lungo mesi, stagioni – il sapiente gioco di sguardi che ho incrociato e consumato. Non credo che ci sia qualcosa che si può definire strettamente autobiografico, piuttosto si può dire che è un racconto intimista.

Il cobalto è un colore ricorrente lungo la narrazione. C’è un motivo particolare? Cosa simboleggia per te questo colore?
Il color blu cobalto lo associo al mare. Si tratta di una tonalità che fin da piccolo ho utilizzato per colorare gli occhi di mio padre. Per me raccontare il cobalto è quindi non solo un esercizio di stile, ma anche e soprattutto un elogio al Blu. E con questa tonalità mi piace quindi racchiudere le estati al mare, un addio sulla spiaggia, il successo del primo amore consumatosi in una notte sulle onde. Forse in un’altra vita ero un marinaio oppure una donna che lo aspettava a casa e in tutte queste possibilità credo ci fosse qualcosa colorato di blu cobalto. Da qui il mio pseudonimo “marcobalto” (marco+cobalto). Lo scrivo con la lettera minuscola perché marcobalto può essere chiunque e nessuno.

Un altro chiodo fisso, passami il termine, è quello del viaggio, in senso sia letterale che metaforico. Il romanzo si sviluppa tra Firenze e Napoli, passando per Roma. Come mai queste città?
A queste città associo anche Milano che di fatto non viene mai menzionata, ma solo descritta. Bene, il capoluogo meneghino con Firenze, Roma e Napoli possono essere associati a parte dei cinque sensi. Milano per me è il tatto, qui ho fatto sesso la prima volta. Firenze e la Toscana sono l’udito, per me il silenzio della campagna al mattino o la pace poco prima dell’alba per le vie della città gigliata. Roma è la vista, un museo a cielo aperto – la storia, la nostra. Napoli, il gusto: non c’è molto da aggiungere qui. All’amore invece mi piace associare l’olfatto, la capacità di riconoscere il proprio uomo e/o donna fra tanti. Tutto questo fa parte di un viaggio e ho voluto portarlo dentro il mio primo libro.

Se dovessi dare un aggettivo a “Bolle di sapone”, direi “inquietante”. Il romanzo si apre con la notizia di una malattia terminale, che è l’inizio di una lotta contro il tempo alla ricerca di affetti del tuo passato. Affetti che sono stati perduti per via di una civiltà “fast food”: pensi che nell’era dei social, in cui siamo tutti iperconnessi, si siano persi i veri legami?
Penso che la società di oggi possa essere definita “civiltà delle immagini”. Tutti vogliono apparire, chiunque cerca di estraniarsi da una definizione o categoria, ma non ci si rende conto di farne già parte. Da questo caos di personalità diventa quindi difficile fidarsi del prossimo e quando pensiamo di aver trovato la persona giusta: il nostro Io, Instagram o la “community” (qualunque essa sia) ci fanno cambiare idea. Ovvio questa non è la condizione definitiva, ma fa parte della formula e anch’io che scrivo non sono completamente libero da stereotipi ed errori con la convinzione della (mia) scienza (quasi) esatta. Sì, i legami umani sono stati sostituiti da quelli disumani e credo che ce ne accorgiamo quando vediamo tutti fintamente felici e cerchiamo d’esserlo anche noi.

marcobalto (Instagram)

Potremmo definire il protagonista di questo libro come una versione contemporanea e distopica di Alice nel Paese delle Meraviglie?
Credo che potremmo parlare più di un viaggio dantesco dove inferno, purgatorio e paradiso convivono nella mente del protagonista – qui il viaggio più complesso è quello interiore (penso lo sia un po’ per tutti). Sensi di colpa, istinti sessuali improvvisi, il fascino per il Male e l’eterna ricerca dell’autodistruzione sono elementi che scavano nella psiche del protagonista. Ognuno di questi elementi diventa quindi un girone infernale. Storie parallele s’intrecciano e diventano parte della strada da percorrere, un purgatorio per italiani dimenticati. Tutto termina con il paradiso, l’amore fra uomini.

I passaggi chiave del romanzo sono segnati da alcune scene di sesso. Scene per le quali usi un linguaggio diretto, crudo e privo di metafore, che fa contrasto con le descrizioni poetiche dei tuoi stati d’animo e dei paesaggi. Appare dunque una scelta stilistica ben precisa, quasi a voler inaridire l’atto sessuale quando manca un legame affettivo. Mi viene allora da chieserti cosa pensi del sesso occasionale…
Il sesso occasionale è un’opera d’arte – istintiva, diretta, veloce, a tratti può essere violenta. Ho voluto descriverlo come l’ho vissuto io, ho immaginato questi momenti come qualcosa di rude, animalesco. Certo, fa da contrasto alla poeticità di luoghi e affetti, ma credo che la differenziazione di istanti sia il bello del nostro quotidiano. Gli eccessi se ben assortiti diventano momenti di svago, sfoghi sulfurei per il cuore. Non demonizzo pertanto l’atto, semmai lo esalto in modo verista – mio.

Il ragazzo di cui sei innamorato nel romanzo viene nominato solo per la sua iniziale, la A. Come mai?
“A” è la prima lettera dell’alfabeto. “A” può essere l’iniziale della parola Amore o del primo uomo sulla Terra, Adamo. Può essere l’Alpha o l’Azimut. Per me è tutto questo, il primo affetto per eccellenza, quello che finisce perché unico e sfuggevole. In questo caso pertanto ho voluto enfatizzare una costante di bellezza che nasce, cresce e muore. Una regola che descrive l’universo di tutti noi. Il mio grande amore, quello che finisce e per il quale soffriamo tutta la vita e che torna solo in casi estremi, unici, fini a se stessi. Un miracolo se paragonato all’indifferenza che travolge una storia giunta al termine. A. quindi è una speranza per il protagonista.

“Bolle di sapone” è un romanzo LGBT, in cui troviamo l’amicizia fraterna con un amico gay, scene di grande promiscuità e anche una transizione MtoF. Pensi che un libro di questo genere sia adatto a chiunque?
Sì, “Bolle di sapone” è un racconto adatto a tutti, non solo per la comunità LGBTQ+, ma soprattutto per chi non dà una tonalità diversa all’amore in base alle persone che lo compongono. Mi piace pensare ad un mondo dove almeno l’affetto fra esseri umani è qualcosa di imprescindibile, dovrebbe essere scritto nelle costituzioni di tutti i paesi del mondo. Non è un libro per tutti qualora si desideri leggere qualcosa di effimero. Non è facile leggere la trama di BDS con leggerezza: punteggiatura e salti temporali devono essere seguiti con attenzione, anche questo è voluto. Mi piace pensare al mio libro come ad un respiro, dove le frasi si assottigliano o si dilatano in base alle sensazioni dei protagonisti.

Un vero viaggiatore non si ferma mai, quale sarà il tuo prossimo “viaggio”?
Il mio prossimo viaggio sarà fra qualche giorno: andrò a Berlino. E voglio che sia qualcosa di trasgressivo, unico, fugace, veemente, onirico. Mio.

Bolle di Sapone (copertina)

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