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Test HIV: perché e come pretenderne la gratuità durante la pandemia di Covid-19

Chiariamo immediatamente la questione: il test specifico per l’HIV è l’unico modo per rilevare l’infezione. La volontà di prevenire e contrastare il virus è stata reputata di importanza tale da spingere il legislatore a garantire la gratuità del test.

Come scritto nel decreto legislativo n. 124 del 1998: «sono escluse dalla partecipazione al costo le prestazioni finalizzate alla prevenzione della diffusione dell’infezione da HIV limitatamente all’accertamento dello stato di infezione, in favore dei soggetti appartenenti a categorie a rischio, con comportamenti a rischio o incidentalmente esposti a rischio di infezione». Tale contenuto è stato successivamente ribadito nell’art. 2 dell’Intesa Stato-Regioni e Province Autonome del 27 luglio 2011. Ulteriormente, il test anti-HIV effettuato all’interno delle strutture pubbliche ha la garanzia dell’anonimato e stanno nascendo nuove modalità per sensibilizzare sul tema e agevolare la fruibilità del servizio.

Durante la pandemia da COVID-19, gli ambulatori dei reparti di virologia della maggior parte degli ospedali italiani hanno chiuso ai test HIV per dedicare ogni risorsa al Coronavirus. Pertanto, l’attività è stata delegata ai laboratori interni alle strutture ospedaliere che, però, sono spesso privi di un medico che possa realizzare la prescrizione all’atto della richiesta. La ricetta, perciò, deve essere previamente domandata al medico curante che deve annotare il codice di esenzione B01 a garanzia della gratuità della prestazione.

Chiunque si trovasse di fronte a un diniego da parte di un medico di medicina generale, può legittimamente richiamare l’esistenza di una normativa che non lascia spazio ad alcun dubbio: test senza alcun costo, anche in tempo di Coronavirus!

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