Lizzano si ribella al “rosario contro il ddl Zan”: in piazza anche la sindaca

Lizzano, piccola cittadina in provincia di Taranto, non è restata inerme di fronte al rosario organizzato dal parroco della chiesa di San Nicola contro la legge contro l’omotransfobia. La controversa iniziativa di don Giuseppe, vale a dire un rosario in difesa della famiglia e in particolare contro il ddl Zan, non è piaciuta ad alcuni concittadini che hanno dato vita a una protesta.

Dopo l’affissione, nel pomeriggio di ieri, di alcuni volantini da parte di un gruppo piccolo gruppo di ragazzi con una bandiera della pace, sono giunti sul posto i Carabinieri, che hanno identificato i pacifici contestatori. Questo ha creato ulteriore concitazione nella comunità lizzanese, spingendo altre persone a raggiungere Piazza IV Novembre proprio quando la veglia stava per cominciare.

In quel momento la notizia diventava virale e, insieme ad alcune foto e video della protesta pacifica, trapelava sui social network la preghiera che il parroco di Lizzano ha preparato «per implorare il fallimento del ddl contro l’omotransfobia», la quale prevedeva una «supplica allo Spirito Santo» e una «preghiera a San Giuseppe, sposo di Maria».

A raggiungere le decine di manifestanti che si sono spontaneamente raggruppati di fronte alla chiesa, anche la sindaca Antonietta D’Oria, che ha iniziato un’accesa discussione con i militari. In un video pubblicato su Facebook dalla scrittrice Francesca Cavallo, la prima cittadina chiede ai Carabinieri la motivazione dell’identificazione dei ragazzi presenti nella piazza, ricevendo come risposta che è per motivi di sicurezza «perché potrebbe succedere una rissa».

Le forze dell’ordine hanno continuato ad identificare i presenti, compresa la stessa sindaca, mentre pochi fedeli pregavano in chiesa in assenza del parroco che, secondo la testimonianza di alcuni presenti, sarebbe rimasto nel proprio ufficio.

Oggi pomeriggio mi hanno segnalato che il parroco della Chiesa “San Nicola” del mio paese, Lizzano, aveva organizzato una veglia di preghiera contro il DDL sull’omotransfobia. Ho scritto un post sulla cosa, lo trovate qui sotto. In risposta al post, alcuni ragazzi hanno deciso di radunarsi davanti alla Chiesa con alcune bandiere arcobaleno. Saremo stati una quindicina di persone.Il parroco ha chiamato i carabinieri che hanno iniziato a chiedere i documenti a tutti, spaventando i ragazzi più piccoli che – comunque – sono rimasti.Ho telefonato alla sindaca Antonietta D’Oria per informarla della situazione e quello che vedete qui sotto è il suo intervento. Ha ricordato ai carabinieri che l’Italia è uno stato aconfessionale. E gli ha chiesto di identificare anche quelli che sono dentro. I carabinieri non lo hanno fatto, ma si sono allontanati.

Slået op af Francesca Cavallo i Tirsdag den 14. juli 2020

 

Raggiunta telefonicamente dal nostro redattore Pippi Todisco, la sindaca ha sottolineato che «l’amministrazione comunale si dissocia completamente da questa visione della vita, della comunità e dello Stato italiano, che ricordiamo essere laico».

«Non capisco come nel ventunesimo secolo si possa avere ancora una mentalità medievale – ha aggiunto D’Oria – I Carabinieri sono stati chiamati probabilmente dal parroco, o non so da chi, e hanno chiesto i documenti a tutte le persone che erano fuori, distanziate, ad aspettare mentre dentro stavano svolgendo questo momento di preghiera. Quando sono arrivata ho dato anche la mia carta d’identità, perché i Carabinieri fanno parte di uno Stato laico».

La sindaca ha poi raccontato che il parroco non è uscito a incontrare i cittadini riuniti fuori dalla chiesa: «Non ha voluto confrontarsi con dei cittadini che frequentano assiduamente la parrocchia, molti di loro fanno parte del coro».

A chi ringrazia la sindaca pasionaria per la sua decisa presa di posizione in difesa dei diritti LGBT+, lei risponde che non vuole essere ringraziata. «Io sono una mamma di quattro figli – afferma D’Oria – quattro ragazzi che vivono una vita diversa dall’altra. A loro e agli altri 9.800 abitanti, che considero come fossero miei figli, io devo in ogni caso stare accanto. La diversità, fino a prova contraria, non è una malattia».

L’amministrazione comunale non è l’unica a prendere le distanze dall’iniziativa del parroco. L’Istituto Comprensivo “A. Manzoni” di Lizzano si è dissociato dalla veglia contro la legge contro l’omotransfobia. «Nelle nostre attività quotidiane di insegnamento trasmettiamo ai nostri ragazzi i valori fondamentali dell’uguaglianza e della parità e il rifiuto totale della discriminazione, in qualunque forma essa si manifesti – si legge in un comunicato – Noi non discriminiamo!».

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