Heather Parisi, dietro al supporto dei diritti LGBT+ una storia di omofobia

La Faida Cuccarini-Parisi non avrà mai fine. Come Catwoman e Harley Queen, le due showgirl lanciate da Pippo Baudo, non possono proprio stare nella stessa stanza.

Questa volta la faida ha origine su Twitter; Lorella mette like ad un tweet che definisce il ddl Zan assassino di libertà, e questo non sfugge al Cat-Segnale della ballerina americana. La quale, senza troppe cerimonie mette in evidenza il pollice in su della Cuccarini e twitta la seguente frase: «In Italia non c’è una legge che punisca discriminazioni e violenze per orientamento sessuale genere e identità di genere LGBTQ. Il DDL Zan colma questa lacuna. Spacciarlo per una legge che uccide la libertà, è negare che l’Amore, qualunque Amore, minaccia solo chi non lo capisce».

Poche ore dopo, sul suo blog la Parisi decide di andare più nei dettagli, chiedendosi come possa, una donna come la Cuccarini che per la sua carriera ha “campato” sugli omosessuali e ha avuto moltissimi contatti con personalità gay, quantomeno nel mondo lavorativo ad esprimersi contraria al ddl Zan. Heather decide anche di condividere una sua storia personale per sensibilizzare riguardo alla necessità di una legge che protegga le vittime di crimini d’odio, una storia che risulterà troppo familiare a troppi.

Una sera, quando aveva sedici anni, stava uscendo da un locale gay assieme a dei sui amici, era a Sacramento, nella sua città natale, ed alcuni compagni di scuola iniziano ad urlare al gruppo di amici: “Fag**t” (fro**o) e “Dy*e” (lesbicaccia). Come se fosse un loro diritto rovinare la serata a chi diverso da loro. Quando la Parisi però si gira e risponde «E anche se fosse?», l’omofobo in questione si sente legittimato a ferire di mano quando vede che la parola non ha inflitto il danno desiderato. L’odio non dovrà mai avere il diritto di essere opinione, l’odio non colpisce solo le persone a cui è rivolto, ma anche la famiglia e gli amici delle vittime, Heather si becca un pugno in faccia per spiare la sua colpa: non odiare.

Il post sul blog heatherparisi.com si chiama Imagine, come la canzone di John Lennon, e conclude citando le parole utopistiche del cantate dei Beatles:

Imagine all the people sharing all the world,
You may say I’m a dreamer
But I’m not the only one
I hope some day you’ll join us
And the world will be as one.

Voi riuscite ad immaginare un mondo del genere?