Bandiera arcobaleno strappata dalle mani di un 15enne al comizio di Salvini a Brindisi

Chi ha paura della rainbow flag? Tra gli altri, un sostenitore della Lega, che in occasione della tappa brindisina del tour elettorale di Matteo Salvini, tenutasi nel primo pomeriggio di ieri, ha strappato una piccola bandiera arcobaleno dalla mano di un ragazzo di 15 anni. Una scena immortalata con uno smartphone e, che per il suo valore simbolico, rappresenta una violenza gratuita, dato che il comportamento del giovane era del tutto pacifico.

Il video è stato diffuso sui social, prima su Tik Tok – dove attualmente sfiora le 300mila visualizzazioni – e poi su Instagram, dai giovanissimi contestatori presenti al Lido Granchio Rosso di Brindisi, dove si è tenuto il comizio di Salvini, che in Puglia sostiene il candidato Raffaele Fitto. Non è chiaro se l’uomo facesse parte del suo staff (come sostiene una ragazza del gruppo) o fosse un semplice sostenitore, fatto sta che la bandierina è stata sottratta, distrutta e ritrovata dai giovani nella spazzatura.

Non è il primo caso che dei contestatori LGBT+ vengano attaccati durante il tour del “capitano”. Sempre nella provincia di Brindisi, precisamente a Ceglie Messapica, alcune settimane fa alcuni manifestanti con delle bandiere arcobaleno erano stati messi alla gogna dallo stesso Salvini sui social, ricevendo messaggi omofobi dai suoi seguaci. A questo si aggiunge l’attacco al ddl Zan, diventato un tormentone nella “Estate Italiana” del politico milanese.

«Già… Sembra proprio che la bandiera arcobaleno non sia gradita, che faccia paura e che faccia venire a galla la violenza che quest’uomo vorrebbe nascondere, vorrebbe far credere che non esista – commenta Anna Maria Calabrese, presidente della commissione pari opportunità del Comune di Brindisi e candidata alla regione nella lista Emiliano Sindaco di Puglia – L’incitazione alla violenza, alla discriminazione, all’intolleranza contenuta nel linguaggio e nella prossemica di quest’uomo e i suoi seguaci, è chiara. E magari coloro che si presentano ad acclamarlo ai suoi “comizi”, sono quelli e quelle che vanno in chiesa a battersi il petto, quelli e quelle della comunione con gli occhi bassi e le mani giunte».

«Vergognatevi – aggiunge Calabrese – D I R I T T I. Si chiamano D I R I T T I. Articolo 3 della Costituzione Italiana: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche. Io non voglio lasciare la mia terra a questa gente. Io voglio un luogo dove ognuno possa libero di essere se stesso/a e avere la possibilità di vivere serenamente. Voglio un paese dove gli attacchi violenti vengano puniti per quello che sono. Voglio un paese per tutt*».

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