Polemica per le dichiarazioni di Imma Battaglia su Ciro e la transizione su Rai1

Hanno creato scalpore le affermazioni dell’attivista LGBT+ Imma Battaglia, ospite nella trasmissione di Serena Bortone “Oggi È Un Altro Giorno”, chiamata a commentare l’episodio di transfobia a Caivano che ha visto, purtroppo, come protagonisti Ciro Migliore e la sua compagna Maria Paola Gaglione, la quale ha perso la vita dopo essere stata speronata dal fratello in moto.

«Un professore mi disse che tu non ti puoi chiamare Immacolata perché sei un maschio – esordisce la moglie di Eva Grimaldi, stimolata dalla conduttrice, nel raccontare i vari aneddoti legati alla propria esistenza – Tutta la vita l’ho dovuta passare spiegando che ero femmina. Ad un certo punto della vita ti assicuro che ti vengono i dubbi (rivolgendosi alla presentatrice, ndr). Io non ho mai fatto il percorso di Ciro e non ho mai pensato di diventare uomo per un fatto politico: sono nata così e nessuno mi può giudicare e dire cosa sono».

Imma Battaglia ha poi aggiunto che la transizione sarebbe – almeno in alcuni casi – una scorciatoia per chi è in una situazione di fragilità; chi ha bisogno di essere accettato e trovare un posto all’interno della società inizierebbe un percorso di transizione solo per coprire quel ruolo di genere che gli affibbiano gli altri. «È troppo più facile diventare quello che tutti ti dicono di essere, cioè un maschio – sostiene – È più facile essere maschio, camuffarsi da maschio, piuttosto che dire che non mi devi più chiedere chi sono e cosa sono; sono nata così e basta!».

L’intervento di Battaglia ha provocato numerose reazioni all’interno del mondo trans, tra cui quella della pagina informativa e divulgativa Gender X, che ha sottolineato che le persone trans non sono più fragili, non vogliono trovare per forza un posto nella società per essere accettate e non sono le più facilitate, giacché fanno il contrario di quello che la società vuole loro imporre, rischiando la vita per essere quello che sono.

Ma nell’intervento dell’attivista a “Oggi È Un Altro Giorno” ci sono altre dichiarazioni che non sono piaciute alla comunità trans. Dopo aver raccontato la propria storia personale, afferma: «Una cosa di Ciro mi ha turbato: anche lei [sic!] con questi tatuaggi, seguire per forza [ciò che gli altri si aspettano che tu sia]. E quando ha detto ‘Pensano che siamo due femmine, io so un omme’… Rivendicalo quello che sei, non uniformarti. Questa è stata la mia battaglia. Io non mi uniformo a quello che devo essere per mettere serena te. Io sono come sono e se non ti piaccio è un problema tuo e non mio, questo è!».

Imma Battaglia ci insegna

Daniela Lourdes FalangaScrive:Quando fui intervistata per Rai1, nel momento più tragico, quello in cui stavo definendo il filo della narrazione, perché Ciro era costantemente chiamato col nome non confacente alla sua identità di genere, proprio nel momento in cui tutti i giornalisti mi ringraziavano per avere chiarito una vicenda di cui nessuno riusciva a comprendere le dinamiche, mi dissero che Imma Battaglia era in collegamento.Ero turbata perché sono convinta che l’esperienze le devono raccontare le persone che vivono le medesime esperienze.Lo dissi al giornalista che doveva passarmi il microfono. Fui intervistata e chiarii tutto ancora una volta perché Imma diceva altro, parlava di sè e ancora creava confusione e disagio ed ennesimo abuso.Imma, non sei una persona trans, sei una donna lesbica.Non parlare per noi!!!In questi minuti potrebbero parlare le persone trans e fare la giusta informazione. Fate anche voi le vostre deduzioni. Gioele

Slået op af Gender x i Onsdag den 16. september 2020

Sulla question è intervenuta Daniela Lourdes Falanga, presidente di Antinoo Arcigay Napoli, che ha biasimato Imma in un post su Facebook per aver generalizzato il suo caso personale alle persone transgender, che, però, hanno un’altra identità e un’altra storia.

«Quando fui intervistata per Rai1 – racconta Falanga – nel momento più tragico, quello in cui stavo definendo il filo della narrazione, perché Ciro era costantemente chiamato col nome non confacente alla sua identità di genere, proprio nel momento in cui tutti i giornalisti mi ringraziavano per avere chiarito una vicenda di cui nessuno riusciva a comprendere le dinamiche, mi dissero che Imma Battaglia era in collegamento».

«Ero turbata perché sono convinta che l’esperienze le devono raccontare le persone che vivono le medesime esperienze – spiega la presidente – Lo dissi al giornalista che doveva passarmi il microfono. Fui intervistata e chiarii tutto ancora una volta perché Imma diceva altro, parlava di sè e ancora creava confusione e disagio ed ennesimo abuso. Imma, non sei una persona trans, sei una donna lesbica. Non parlare per noi!!! In questi minuti potrebbero parlare le persone trans e fare la giusta informazione».