#ProudBoys: quando i suprematisti bianchi vengono sabotati da foto di coppie gay

Il primo dibattito per le presidenziali USA 2020 è stato un misto di insulti, colpi bassi, slogan e poche idee, ma anche di una frase che a molti è passata inosservata: rivolgendosi ai “Proud Boys”, il gruppo di suprematisti bianchi, il presidente Trump ha mandato un pericoloso messaggio. «State fermi ora, ma tenetevi pronti» ha preferito chiarire rivolgendosi al gruppo piuttosto che prendere le distanze dai suprematisti.

A pochi giorni da quelle deliranti dichiarazioni il nome del gruppo di estrema destra è passato dall’essere associato, su internet, a odio e razzismo all’essere associato a messaggi d’amore e tolleranza veicolati dalla comunità lgbtq. L’hashtag #proudboys è infatti iniziato ad essere inondato di bandiere arcobaleno, foto di baci tra persone dello stesso sesso, meme ironici, immagini di Pride, e in generale tutti contenuti che stanno stretti ai suprematisti bianchi.

L’idea della “riappropriazione” del termine “pride” arriva dall’attore di Star Trek, e attivista Lgbtq, George Takei: «Che succederebbe se gli uomini gay si facessero foto mentre si baciano o fanno cose molto gay, e poi usassero il tag ‘ProudBoys’? Scommetto che li metterebbe davvero in crisi».

L’appello è stato prontamente raccolto da migliaia di persone che, mostrando l’orgoglio lgbtq, hanno rovesciato un messaggio d’odio in uno d’amore. Si è unito all’iniziativa anche l’account dei militari canadesi negli Usa che ha twittato un importante messaggio: «Se indossate la nostra uniforme, sapete cosa significa. Se state pensando di volerla indossare, sappiate quel che significa. L’amore è amore. Capito cosa significa?». Divenuta virale è la foto, postata sempre dall’account dei militari, che ritrae due uomini baciarsi.