Covid-19, Bolsonaro: «Basta essere Paese di gay, lottare a testa alta»

I morti per coronavirus? Dispiace ma poco importa. Quello che si deve fare è «lottare a testa alta», anche con l’intento di «smettere di essere un Paese di [cittadini] gay». A dirlo non è un controverso personaggio da bar che ha bevuto un po’ troppo, ma il presidente del Brasile Jair Bolsonaro durante un discorso sul turismo al Palacio del Planalto, sede del governo federale.

«Oggi si parla solo di pandemia, dobbiamo smetterla. Certo, mi dispiace dei morti ma un giorno moriremo tutti, e non ha senso fuggire da questo, significherebbe fuggire dalla realtà. Dobbiamo smettere di essere un Paese di [cittadini] gay. Dobbiamo lottare a testa alta». Parole che non stupiscono guardando al Brasile e ai suoi 163mila decessi. Non è un caso che il Paese abbia perso in piena pandemia il ministero della Salute e che per un periodo siano stati persino i narcotrafficanti ad imporre un coprifuoco in assenza di risposta iniziale da parte di chi di dovere. Nel Paese in cui nulla va dato per scontato è persino “guerra dei vaccini”.

Così come il menefreghismo nei confronti delle vittime da coronavirus, anche l’odio per le persone omosessuali stupisce poco guardando al passato di un presidente che come pochi è ostile alle comunità LGBT+. Parliamo di colui che qualche anno fa fece sapere che sarebbe «incapace di amare un figlio omosessuale. Non sarò in ipocrita: preferirei che mio figlio morisse in un incidente piuttosto che presentarsi con un tipo con i baffi».