Panchine arcobaleno deturpate a Roma: al posto dell’arcobaleno il tricolore

Nella notte del 27 novembre le panchine arcobaleno di Piazza Gimma a Roma, sono state vandalizzate ridipingendole col tricolore. A compiere il gesto un gruppo di nove giovani, uno dei quali minorenne, vicini agli ambienti di estrema destra. Dopo che la Polizia li ha colti in flagranza di reato, sono stati denunciati per danneggiamento e deturpamento delle cose altrui.

«Usare il tricolore come atto d’odio è offensivo»

Sono i Giovani Democratici a denunciare l’accaduto sulla loro pagina Facebook. Gli stessi, assieme al Municipio II di Roma, avevano inaugurato le panchine arcobaleno meno di una settimana fa. «Abbiamo inaugurato le panchine arcobaleno – si legge nel comunicato –  per dire basta a ogni forma di discriminazione e sostenere la legge Zan».

«Dopo poche ore – continuano i Giovani Democratici –  sono arrivati innumerevoli commenti che minacciavano di dipingere le panchine di nero, o con il tricolore, come simbolo di vendetta». E così, purtroppo, è stato. I nove vandali sono riusciti a ridipingere cinque panchine prima che la Polizia li fermasse, lasciandone intatte solo tre.

«Come se essere italiani ed essere omosessuali fossero due cose inconciliabili – fanno notare amaramente i GD –  L’offesa, nei confronti di tutti, è che questa gente abbia usato la bandiera della Repubblica Italiana come un atto d’odio, di vendetta e di divisione».

Dello stesso avviso Lorenzo Sciarretta, presidente del Consiglio dei Giovani del II Municipio, secondo il quale si tratta di «un gesto d’odio che vuole intimidire e mettere in discussione il diritto delle ragazze e dei ragazzi di essere se stessi e vivere il proprio quartiere senza paura. Indipendentemente da chi sono e da chi amano».

Il blitz serale è stato condannato non solo dai giovani del PD, ma anche dalle associazioni LGBT+ della Capitale. «Ci auguriamo che le panchine siano immediatamente ripristinate, simbolo di chi non abbassa la testa ad atti vandalici e d’odio omotransfobico – scrive Francesco Angeli, Presidente di Arcigay Roma – Tale gesto dimostra come ormai sia necessaria una panchina rainbow in ogni piazza di Roma. Una presa di posizione necessaria di vicinanza a chi quotidianamente subisce episodi di omotransfobia».

Per Rosario Coco, referente di Gaynet Roma, si tratta di «Un atto violento, subdolo e vergognoso, non per i colori della bandiera, ma per il fatto di voler contrapporre il tricolore all’arcobaleno, simbolo di inclusione e di rispetto di ogni identità». L’attivista ricorda inoltre un dato ISTAT, ovvero che «L’Italia è, anche, il Paese di oltre 3 milioni di persone LGBTI» e sottolinea che usare i simboli nazionali contro questi cittadini «è qualcosa tra il grottesco e il vilipendio alla bandiera».

Solidarietà dal mondo della politica

Anche il mondo della politica ha mostrato la propria condanna. Laura Boldrini, Monica Cirinnà, Alessandro Zan e Angelo Schillaci, infatti, hanno espresso il loro rammarico in una nota congiunta. «Lo sfregio vandalico di qualche notte fa – si legge nel comunicato –  strumentalizza la bandiera tricolore, contrapponendola ideologicamente ai colori dell’arcobaleno: qualcosa di inaccettabile e anche ridicolo».

«La Repubblica e la sua Costituzione, nate dalla Resistenza e dall’antifascismo e rappresentate dalla bandiera – continua la nota –  sono cresciute e vivono ogni giorno nel segno dell’inclusione, della pari dignità, del pluralismo, del rispetto verso le differenze, fattori di ricchezza e coesione politica e sociale».

«Esprimiamo solidarietà alla comunità del II Municipio – concludono i politici – L’Italia ha bisogno di strumenti per prevenire e contrastare l’odio, la discriminazione e la violenza, per diventare sempre più bella e civile».

Una comunità che non si arrende

Ma la comunità LGBT+ romana, affiancata dai Giovani Democratici, non si arrende. Nei prossimi giorni ridipingeranno le panchine deturpate e il 6 dicembre alle 11:30 ci sarà il Presidio dei Diritti, un sit-in di protesta. «Ridipingeremo, per non chinare la testa – scrivono i Giovani Democratici – Ridipingeremo, perché la felicità delle persone non può essere negata. Ridipingeremo, per il diritto di essere chi siamo».

 

 

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