Hanno preso una sua foto, l’hanno modificata con la scritta «sono fr**io» e l’hanno diffusa su WhatsApp, sotto forma di sticker, tra i coetanei della zona. È l’ennesimo episodio di cyberbullismo omotransfobico, che ha visto protagonista un 15enne di Sora, che è venuto a conoscenza di ciò che stava avvenendo alle sue spalle grazie alla segnalazione di un’amica.
Alcuni giorni prima, Giovanni – nome di fantasia – aveva pubblicato sui social una foto con un cartello a favore della didattica in presenza, che a causa delle restrizioni di contrasto alla pandemia di Covid-19 è stata a lungo sostituita dalla DaD. Qualcuno ha pensato di modificare quel cartello e deridere il 15enne con una scritta omofoba.
Una volta appreso quel che era accaduto, Giovanni si è fatto inizialmente prendere dallo sconforto, ma ha poi deciso di confrontarsi con i propri amici e i genitori, che lo hanno aiutato a reagire e raccontare la propria storia. «Penso che la cosa più importante sia rialzarsi in piedi perché non bisogna farsi buttare giù da queste etichette – racconta a CiociariaOggi – soprattutto quando questo avviene da parte di persone ignoranti».
«Ci tengo a sottolineare che tranne un pianto iniziale, l’ho presa bene – aggiunge il giovane – La cosa che mi ha fatto arrabbiare di più è che ho avuto amici che per questo hanno avuto problemi di autolesionismo. Mi sono confrontato civilmente con il ragazzo che ha fatto girare lo sticker, è un mio coetaneo. Ho ricevuto le sue scuse, ma non l’ho perdonato». Giovanni, tuttavia, non è intenzionato ad agire per vie legali.
Gianmarco Capogna, portavoce di Possibile LGBTI+, ha commentato l’accaduto con alcuni tweet. «Spesso le vittime di omobitransfobia sono giovanissime perché il bullismo è anche odio contro le persone LGBTI – ha sottolineato – Rinnovo la mia solidarietà al ragazzo di Sora, continueremo a lottare per l’educazione alla diversità, all’affettività e alla sessualità nelle scuole».
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