Eurovision 2021: prima semifinale all’insegna degli artisti LGBT+

Dopo un anno di pausa a causa della pandemia di Covid-19, l’Eurovision Song Contest torna a far sognare il pubblico di tutto il mondo con lo spettacolo musicale più seguito a livello planetario. Da sempre caratterizzato da una grande sensibilità nei confronti di tutte le diversità, e in particolare alla rappresentazione arcobaleno, anche quest’anno il grande show dell’European Broadcasting Union vede esibirsi diversi artisti dichiaratamente LGBT+.

I rappresentanti dichiaratamente omosessuali di Irlanda e Macedonia del Nord

A rappresentare l’Irlanda a Rotterdam quest’anno ci sarà la cantante Lesley Roy, da anni dichiaratamente lesbica e lo scorso dicembre ha festeggiato 10 anni di matrimonio con la statunitense Lauren, con la quale solitamente convive a New York.

Ed è proprio nella Grande Mela che l’artista è riuscita ad esprimere se stessa. «Ho sempre saputo di essere gay – racconta Lesley all’Independent – L’ho nascosto dentro di me quando ero adolescente ed ero molto ansiosa al riguardo. Ho avuto relazioni qua e là ma non ero dichiarata. L’ho fatto solo quando sono arrivata a New York. Avevo in testa che sarei andata lì, avrei pubblicato l’album e detto alla gente “ehi, lo sapevi, inoltre, che sono lesbica e lo so da molto tempo?”».

Un altro rappresentante dichiaratamente omosessuale è il macedone Vasil Garvanliev, ex bambino prodigio che con la sua “Here I Stand” è purtroppo il meno quotato per l’accesso alla finale. Il cantante di Strumica, anch’egli con una partentesi negli USA, è stato uno dei primissimi personaggi pubblici a fare coming out in Macedonia del Nord.

«Il mio istinto mi ha detto che fosse il momento giusto per condividere tutto di me – ha confidato il cantante ad Attitude – per abbattere letteralmente tutti i miei muri e dare agli altri quello che sono, anche se capita che il fatto di essere gay sembra essere la cosa meno interessante di me».

«Sono nato e cresciuto in Macedonia, dove non è assolutamente OK essere gay, o qualsiasi altra cosa – ha sottolineato nella stessa intervista – Ogni volta che sono tornato a casa nei Balcani, in Macedonia, sento questo bisogno di indossare una maschera. Provo così tanta empatia con tutti coloro che vivono nella paura del giudizio, della discriminazione, dell’ingiustizia, del bullismo».

Svezia e Australia senza etichette

Uno dei più attesi è Tusse, il cantante di origine congolese arrivato in Svezia da rifugiato di guerra e che ora si ritrova a rappresentare il Paese che lo ha accolto da quando aveva 13 anni. Tousin Chiza – questo il suo nome all’anagrafe –  ha infatti vinto il prestigioso Melodifestivalen con il brano “Voices”, coronando il proprio sogno di rivincita e portando sul palco un look che si discosta dagli stereotipi di genere.

In un’intervista al magazine svedese QX, il giovane artista ha dichiarato di non volere etichette per descrivere la propria sessualità. «Ho sempre visto la personalità prima del genere – ha spiegato – Personalmente, sono un po’ diffidente nel mettere etichette sugli altri. Inoltre io stesso non amo molto gli altri che mi mettono delle etichette. C’è una libertà in cui a tutti dovrebbe essere consentito di essere quello che sono ed essere visti proprio per questo. E allo stesso modo, voglio essere visto per quello che sono. Sono semplicemente Tusse».

Un’altra artista a non identificarsi in un’etichetta specifica è l’australiana Montaigne, nome d’arte di Jessica Cerro, che si esibirà da remoto a causa delle restrizioni del proprio Paese per scongiurare una nuova ondata di casi di contagi di Coronavirus.

«Prendo l’approccio di Hannah Gadsby alla queerness in quanto non mi identifico con quelle che penso siano le tradizionali manifestazioni di queerness – ha spiegato al magazine australiano FrootyLa rappresentazione è molto importante per me. Ma non voglio nemmeno che ci si limitati a “questa persona è queer”. Voglio che sia “questa persona è queer e tutte queste altre cose incredibili”».

Le cantanti di Russia e Azerbaigian sfidano l’omofobia di Stato

La comunità LGBT+ può contare sulla presenza di molte e molti ally tra gli artisti in gara. Tra questi è degna di menzione la rapper russa Manizha che si esibirà sul manifesto femminista “Russian Woman”, musicalmente tra la tradizione e la contemporaneità, tanto da attirare le critiche da alcuni esponenti politici che hanno contestato la sua partecipazione all’Eurovision. La cantante tagika è infatti un’attivista dei diritti LGBT+. «Adoro le persone e adoro la comunità LGBT – ha dichiarato recentemente – e penso che sia bello sostenerle».

Un’altra coraggiosa cantante è Efendi, che rappresenterà l’Azerbaigian con il brano “Mata Hari”. Sebbene la canzone non contenga espliciti riferimenti alle tematiche LGBT+, richiama “Cleopatra”, titolo del brano con cui avrebbe dovuto esibirsi lo scorso anno e che, a causa del regolamento dell’ESC, ha dovuto sostituire per l’edizione 2021. Nella prima canzone proposta, Efendi cantava infatti: «Cleopatra era una regina come me: etero o gay o qualcosa nel mezzo». Dei versi sicuramente audaci considerata la situazione azera per quanto riguarda i diritti civili.