Un Gesù arcobaleno sfila al Roma Pride e Giorgia Meloni si indigna

Nella giornata di ieri, sei Pride si sono tenuti in altrettante città italiane. Lo slogan del Roma Pride è stato “Orgoglio e Ostentazione”, scelto dagli stessi organizzatori perché «nessun momento di crisi può fermare la fierezza della comunità e perché nessun ‘avversario’ può tentare di ‘normalizzare’ le soggettività, le relazioni, i corpi della comunità. Il Roma Pride è ostentazione, è orgoglio, è lotta». Tuttavia quello che ha catalizzato l’attenzione dei media e di una parte della politica è stata la presenza di un Cristo LGBT+ alla parata che, come spiegano gli organizzatori, «se fosse vivo sarebbe qui con noi».

Poteva, davanti al Cristo arcobaleno, non farsi sentire l’indignazione della cristiana, madre e italiana Giorgia? «Leggo che il corteo del Roma Pride è aperto da un ragazzo travestito da ‘Cristo Lgbt’, con stimmate colorate e bandiera arcobaleno – ha scritto Meloni sui social – Per quanto mi interroghi, non riesco a trovare una risposta a questa domanda: che bisogno c’è di mancare di rispetto a milioni di fedeli per sostenere le proprie tesi?».

La politica sovranista non spiega perché sarebbe offensivo un Cristo vestito con la bandiera arcobaleno, che è simbolo di orgoglio e libertà. Se Meloni ritiene che accostare Gesù alle persone LGBT+ sia di per sé offensivo, dovrebbe ritenere che queste rappresentino qualcosa di negativo, e dovrebbe avere dunque il coraggio di esplicitarlo una volta per tutte; dovrebbe, inoltre, assumersi la responsabilità di assegnargli un orientamento sessuale e un’identità di genere precisi (qualcosa del genere è già stato fatto con l’etnia). Se, invece, ritiene offensivo strumentalizzare un’icona sacra, dovrebbe allora prima indignarsi per l’utilizzo che ne è stato fatto negli ultimi anni Matteo Salvini, tema su cui persino la Chiesa si è esposta.

A stretto giro è arrivata la risposta di Andrea Maccarone, attivista LGBT+ e interprete della “Gaia Pietà” al Roma Pride, che su Facebook scrive: «Giorgia Meloni ci riprova: dopo avermi querelato alcuni anni fa per le mie critiche alle sue affermazioni sui migranti, oggi mi accusa di insultare i fedeli per la mia partecipazione al Pride. Ma non era paladina della libertà di espressione?».

«Evidentemente si riferisce alla libertà di propagare odio e omofobia – aggiunge Maccarone – mentre vende come fumo negli occhi la vera libertà delle nostre vite, dei nostri corpi e di esprimere legittime critiche a chi ha ruoli pubblici e politici di potere […] Ricordiamoci sempre che il Pride è in primo luogo rivoluzione e libertà. Non lasciamo che nessuno ci dica come dobbiamo scendere in piazza!».

Potrebbe, dunque, Giorgia Meloni stupirci e cambiare idea? Potrebbe prendere spunto da Alessandra Mussolini e magari potremmo ritrovarla in un servizio posato con un vestito rainbow. Nel frattempo ci accontenteremmo che, insieme al suo partito, mettesse da parte slogan e fake news, e iniziasse a discutere il ddl Zan nel merito.

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