A soli diciotto anni, lo scorso 21 giugno, Orlando ha deciso di togliersi la vita, buttandosi sotto un treno tra le stazioni di Torino Lingotto e Moncalieri. Le prime dichiarazioni del fratello Mario e degli amici presenti al funerale lascerebbero pensare che il giovane non ce la facesse più a essere preso di mira dai bulli per via della sua sessualità, ragion per cui l’inchiesta coordinata dalla pm Antonella Barbera sta tenendo in considerazione le ipotesi di bullismo e omofobia.
«Mi aveva confessato di avere paura di alcune persone – rivela il fratello di Orlando – Non mi ha spiegato chi fossero, non ha fatto nomi. Era preoccupato e diceva che mettevano in dubbio la sua omosessualità». Racconto che va nella stessa direzione delle testimonianze di alcuni amici, raccolte da La Stampa al funerale del giovane: «Si era chiuso in se stesso, ne aveva parlato anche con un’insegnante. Lo prendevano in giro perché omosessuale».
La madre dichiara che non avrebbe mai pensato a un gesto del genere: «Credo sia stato ingannato, deriso e umiliato, con un carattere così fragile. Era libero e doveva essere libero di essere e fare quel che voleva. Invece temo che subisse senza parlare e raccontarci». A fare ancora più rabbia è leggere, tra le decine di messaggi di cordoglio sul profilo Instagram del giovane, un violento «a morte ai gay».
«Di omofobia si muore, e non serve ora piangere, dispiacersi o disperarsi, serve una legge, subito, pure nelle scuole – twitta Elio Vito, deputato di Forza Italia apertamente favorevole al ddl Zan – Mentre invece si perde tempo a discutere, pure per una foto al Pride del Cristo LGBT».
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