Transfobia: un ragazzo FtoM ci racconta la sua esperienza su Grindr

Sentimenti negativi come il pregiudizio o l’intolleranza sono presenti anche all’interno di quelle stesse comunità che sono discriminate. Sotto questo aspetto, questo articolo non vi dirà niente di nuovo. Vi abbiamo infatti già parlato della plumofobia, l’omofobia di gay verso altri omosessuali (specie se sono effeminati o reputati poco sobri), così come vi abbiamo raccontato le difficoltà che affrontano sulle app di incontri le persone disabili, sieropositive o di altre etnie.

Oggi ci soffermiamo sulla transfobia. Dovrebbe essere ormai risaputo che il genere di una persona non ha a che vedere con il sesso biologico e, tanto meno, con il suo orientamento sessuale. Ma così non è. Capita ad esempio, che un ragazzo di nome Marco nasca biologicamente femmina ma che si senta maschio e cominci a provare attrazione verso altri ragazzi.

Marco decide così di intraprendere un percorso di transizione, con tutte le difficoltà del caso, e di vivere in modo spontaneo la propria sessualità: come quasi tutti i ragazzi omosessuali, decide di iscriversi su Grindr per fare nuove conoscenze. Ma non sempre dall’altra parte dello schermo c’è una persona che vive con serenità il dialogo con un transessuale FtoM, come dimostrano alcuni degli screenshot che Marco ci ha mandato.

Per alcuni, Marco rimane una donna, forse perché non è alto un metro e ottanta o non ha un pettorale esplosivo. Quindi, mettiamoci anche una buona dose di body shaming: l’odio è servito e vomitato addosso a colui che è reputato “diverso” senza nessuna esitazione.

Marco sa ormai come gestire queste situazioni: da quel poco che l’ho conosciuto è una persona molto arguta e intelligente, con quel pizzico di sarcasmo che serve a rimettere a posto i leoni da tastiera. Ometto gli screenshot per questione di sintesi e perché è bene concentrarsi sul nocciolo del problema, che in realtà non è esclusivamente la transfobia.

La questione è molto più ampia. Per quanto la comunità LGBT è, suo malgrado, posta a uno sforzo maggiore rispetto all’uomo bianco eterosessuale, una persona omosessuale, bisessuale o transessuale si trova per forza di cose a scontrarsi con i modelli retrogradi che ancora oggi ci vengono imposti. Tra questi sono compresi quelli che riguardano le donne cisgender, spesso vittime di insulti sessisti, il cui ruolo è visto come un semplice supporto all’uomo di casa.

In attesa che le minoranze capiscano che è l’unione a fare la forza, abbiamo intervistato Marco.

L’intervista

L’intervistato Marco
Ciao Marco, per iniziare mi racconti un po’ dov’è successo l’episodio e come è iniziato?

Uso i social come Grindr e Romeo principalmente per fare conoscenze o per tenermi in contatto con altri ragazzi ftm non dichiarati. L’episodio specifico è successo su Romeo ma ovviamente non è la piattaforma il problema. Accade su Romeo, su Grindr ma anche su piattaforme “meno dedicate” (passami il termine) come Facebook o Messenger. Difficilmente sono io a contattare persone. A meno che non abbiano un profilo dettagliato che lo reputi interessante ad un eventuale conoscenza.

Quando capita di ricevere messaggi così, appaiono dal nulla, spesso profili anonimi che vengono cancellati poco dopo. Altri invece persistono a mantenere il solito account o, a seguito del blocco dovuto alla segnalazione, ritornano “facendosi riconoscere”. In questo caso, come in altri, contattano, insultano spariscono (spesso senza nemmeno dar modo di percularli un po’).

Pensi che chi gestisce queste social community che hai citato faccia abbastanza per contrastare l’omofobia e la transfobia?

Non nego la mia difficoltà a rispondere a questa domanda. Indubbiamente come avviene in altri contesti è evidente un’apertura generale sul tema. Grindr come altre app dedicate, in fase di iscrizione ad esempio, ha implementato la possibilità di scegliere il genere oltre che al sesso biologico.

La possibilità di segnalare/bloccare è una funzione che può servire da “difesa” (quando viene presa in considerazione) ma il contrastare è ben diverso. Prendiamo ad esempio un social come Facebook. Il social per eccellenza! L’omofobia, la transfobia, la discriminazione, il razzismo non sono molto diversi dall’omicidio, cambiano i mezzi (le parole sono in grado di uccidere o comunque di infliggere “ferire profonde” ) e dovrebbero essere trattati stesso modo: come reati. Ma questo non avviene. Il tutto viene confuso con la libertà di espressione/informazione. E questo è un gande errore.

Provo a spiegare meglio cosa intendo. Un post che contiene immagini violente sanguinose che tratta di uccisioni viene oscurato (o in alcuni casi non ne è concessa nemmeno la pubblicazione) automaticamente dal sistema. Perché questo non succede quando alcuni post provuovono discriminazioni, consentendo di attuare esplicitamente violenza psicologica? Contrastare non prevede alcuna forma di tornaconto, prevede una lotta basata su dei seri principi. E no, in questo non riesco a percepire il desiderio da parte del sistema di contrastare tali atteggiamenti, ma piuttosto un modo di sfruttarli per il proprio vantaggio.

Fino a quando la priorità sarà pagare gli sviluppatori per elaborare algoritmi che riconoscono i dititti d’autore (oscurando l’audio al bambino che si fa il balletto in casa) ma che lasciano passare messaggi come «i gay sono malati» o «le donne devono esercitare il loro indiscutibile ruolo» non raccontiamoci di fare abbastanza per contrastare tali atteggiamenti.

Com’è invece la vita di una persona transgender nel quotidiano?

Al netto o al lordo della transfobia intendi? Ti rigiro la domanda. Com’è la vita di un omosessuale, di una donna, di un immigrato, di una persona timida, di una persona in carne ecc ecc nel quotidiano?

Ci stiamo concentrando sul problema sbagliato. La questione non è sul come è la vita di una persona piuttosto che di un’altra. Potrei risponderti che è pesante dover vivere nella paura di esser massacrato per strada “perche diverso” come dirti che è meravigliosa perchè unica, o ancora che è stancante, che è come quella di chiunque altra persona. In tutti i casi citati non servirebbe ad inquadrare il problema. Non è un confronto tra vite.

Il problena da affrontare e su cui riflettere è quello del valore che viene attribuito alla vita di un individuo piuttosto che di un altro, dalla società e dai componenti che ne fanno parte. Le cause per cui certe vite hanno un valore diverso da altre. Se iniziassimo a ragionare su questo anzi che cercare “somiglianze per sentirsi piú rappresentati e validi” forse smetteremo di farci la guerra. Almeno “quella tra povery” intendo…

Rispetto alle MtoF, gli FtoM sono ancora invisibili agli occhi della società?

No, credo che agli occhi della società siamo entrambi invisibili, come persone, nel solito modo. A meno che per visibilità non si intenda l’essere etichettati come “travoni”, “travestiti” e simili… Beh, in questo caso diciamo che le ragazze transessuali se la giocano bene alla stregua delle ragazze cis. Laddove decidono di vivere la loro vita liberamente entrambe vengono etichettate come “poco di buono” con l’unica differenza che per denigrarle sono toccate “corde” differenti: le donne cis additate e giudicate “puttane” le donne trans come “travoni”. Non so se sono riuscito a descrivere il paradosso che è generato dalla stupidità umana.

Devo ammettere però che negli ultimi anni noi FtoM in quanto a offese ricevute a “pane e stereotipi” stiamo raggiungendo le gentil pulzelle! “Uomo mancato” o “sguattera ribelle” sono tra le frasi più gettonate, alcuni sanno essere anche più originali.

E pensare che quando “mi danno della femmina” con l’intento di offendere ritengo invece mi stiano sopravvalutando. Da quando ho iniziato la terapia ormonale ho perso il mio intuito, per non parlare della capacità di essere multitasking. Credimi, è abbastanza frustrante non riuscire a trovare le cose e lo è ancora di più essendo consapevoli di averle sotto il proprio naso. L’autoironia no, quella è rimasta.

 

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