Stati Uniti, alla frontiera bambini tolti ai genitori con HIV

Mentre in Italia uno degli argomenti più dibattuti è senza dubbio il caso degli affidi illeciti di Bibbiano, negli Stati Uniti si parla di un altro caso riguardante sempre la tutela dei minori. Da quanto è emerso durante un’interrogazione al Congresso lo scorso 25 luglio, una motivazione valida per separare i figli dai genitori alla frontiera era lo stato sierologico di quest’ultimi.

Il legislatore democratico Jamie Raskin ha chiesto a Brian Hastings, capo delle forze dell’ordine alla Dogana e alla Protezione delle Frontiere, se la sieropositività di un genitore fosse un fattore sufficiente da giustificare la separazione dei bambini dai propri genitori, ottenendo come risposta: «Sì, perché è una malattia trasmissibile».

Probabilmente a Hastings e all’amministrazione Trump sfugge che l’HIV non venga considerata una malattia trasmissibile significativa per la salute pubblica dal 2010. Quando Raskin gli fa notare che il contagio avviene soltanto in specifiche situazioni che non hanno a che vedere con la crescita di un figlio, Hastings il militare risponde: «Queste sono le linee guida che seguiamo. Non sono sicuro che provengano da un avvocato, ma credo che l’HIV sia definita come una malattia trasmissibile».

Queste dichiarazioni hanno suscitato indignazione tra l’opinione pubblica, soprattutto perché è inconcepibile che il governo statunitense stigmatizzi i migranti con HIV. Jennifer Kates della Kaiser Family Foundation ha affermato che la politica dell’amministrazione Trump non ha senso su basi scientifiche o legali.

 

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