Il consigliere gay leghista La Morgia ride della propria omofobia interiorizzata

Nel partito del paradosso, vale a dire quello che sposta a proprio piacimento il baricentro del proprio orgoglio regionale o nazionalista, le contraddizioni sono il pane quotidiano; ma di recente i coming out di rappresentanti leghisti stanno diventando un fenomeno che va al di là del caso isolato. D’altra parte siamo, nostro malgrado, consci che più del 35% del Paese appoggerebe Salvini e tra questi ci sono anche degli omosessuali.

Dopo che il consigliere Gabriele Bocchino si è unito civilmente grazie a quella legge duramente osteggiata dal proprio partito, è il turno di Umberto La Morgia, consigliere comunale di Casalecchio di Reno in provincia di Bologna, che esce allo scoperto in un’intervista a La Verità.

Umberto La Morgia non si riconosce nella sigla LGBT e nelle battaglie delle associazioni che rivendicano diritti civili di omosessuali, bisessuali e transgender ed è contrario alle famiglie arcobaleno; per il consigliere emiliano l’omofobia è come «il sesso degli angeli», mentre farnetica sulle lobby gay e ride del fatto di essere definito un «omofobo interiorizzato».

Non stiamo qui a ripetere le innumerevoli ingiurie di rappresentanti leghisti ai danni delle persone LGBT, come non stiamo a ricordare le energie che diversi personaggi del carroccio hanno speso per il mancato riconoscimento della dignità delle persone omosessuali. Ci limitiamo a focalizzarci su una domanda: cosa può portare una persona omosessuale ad andare a braccetto gli aguzzini dei propri diritti? Chi può accettare di essere reputato inferiore se non chi non si sente tale? Chi se non un omofobo interiorizzato?

Di omofobia interiorizzata ne parla l’Istituto A.K.Beck in un semplice ma esaustivo articolo divulgativo, di cui se ne consiglia la lettura. In breve si tratta dell’accettazione passiva, spesso inconsapevole, di quei pregiudizi e di quelle opinioni discriminatorie della società che ci circonda.

L’ignoranza in alcuni temi della scienza e della psicologia completano l’opera; dunque chi se ne frega se la comunità scientifica afferma che al bambino non occorre avere una figura femminile e una maschile? Quello che conta per il gay leghista è la cultura omofoba che ha passivamente e ciecamente assorbito, quella secondo cui due omosessuali non sono una vera famiglia e che se desiderano crescere e accudire un bambino sono dei capricciosi scellerati: come farà il pargolo altrimenti ad acquisire i ruoli e gli stereotipi di genere?

 

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