Per il quarto anno di fila, l’Emmy Award per il miglior presentatore di un reality show è andato a RuPaul per il suo, ormai celebre in tutto il mondo, RuPaul’s Drag Race. Un risultato eccezionale, il primo per un reality LGBT e a parimerito in questa categoria con un altro storico reality statunitense, il Survivor di Jeff Probst.
Nonostante un primo attimo di smarrimento, RuPaul ha subito trovato le parole giuste per ringraziare i fan della vittoria e celebrare, ancora una volta, l’arte drag: «Il drag è pericoloso, il drag non è politicamente corretto, so che mi si dice di essere mainstream, ma il drag non sarà mai mainstream».
Lo show, vincitore di ben 9 Emmy e 22 riconoscimento internazionali in diverse categorie e giunto alla sua dodicesima stagione, non accenna a fermarsi, estendendo il suo franchise in diversi Paesi. Dopo Thailandia e Regno Unito, sono già in progetto l’edizione canadese e quella australiana della Race e sembra destinato ad ingrandirsi.
«Penso sia un buon programma – ha detto RuPaul – ci sono drag queen in tutto il mondo, possiamo fare molte cose con loro». Una piccola speranza per noi italiani in attesa di vedere le nostre queen brillare.
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