Pesaro, parla la vittima di omofobia: «Buttafuori dalla parte degli aggressori»

Emergono nuovi e sconcertanti dettagli sulla violenta aggressione omofoba ai danni di un 20enne a Montecchio, in provincia di Pesaro-Urbino, nei pressi della discoteca Colosseo. A Giulio (nome di fantasia) è bastato indossare una camicia leopardata per scatenare prima gli inequivocabili insulti a sfondo omofobico di un gruppo di ragazzi, e poi un vero e proprio attacco con minacce di morte annesse.

Quello che per gli aggressori il passatempo di una sera, per Giulio è stato uno choc di cui ne paga le conseguenze ancora oggi. Entrati in contatto con lui, con cui abbiamo approfondito alcuni aspetti della terribile vicenda. Oltre alla brutale e gratuita violenza, che ha provocato lo svenimento della vittima e l’intervento del 118, quello che ci fa indignare è l’ignavia degli addetti alla sicurezza del locale.

Secondo quanto racconta Giulio, i buttafuori non hanno fatto nulla per impedire l’evolversi dell’aggressione in seguito alla sua richiesta d’aiuto, nonostante avesse raccontato loro il primo episodio di violenza accaduto a pochi metri dalla discoteca. Gli uomini della sicurezza hanno inspiegabilmente impedito alla vittima di rientrare nel locale (dove stava cercando riparo), nonostante avesse il diritto di farlo, disponendo della contromarca.

Interrogati sulle motivazioni del loro rifiuto «non hanno dato risposte – ci racconta Giulio – Poi abbiamo capito che loro conoscevano quei ragazzi, perché ci parlavano e ci scherzavano tranquillamente nel parcheggio. Un buttafuori ha anche detto a uno di loro: “Basta che non fate come settimana scorsa”». Non potendo rientrare, Giulio e i suoi amici si sono allontanati dall’ingresso del locale, dove hanno incontrato nuovamente gli aggressori che hanno ripreso con la violenza e le minacce.

Il Colosseo Mood Club non si è ancora espresso sulla questione. «C’è stata totale indifferenza» afferma Giulio, in risposta alla nostra domanda su eventuali scuse o richieste di un confronto da parte dei titolari, come d’altra parte si può notare dai loro canali social, dove non c’è nessun comunicato sulla vicenda. Nel frattempo i Carabinieri hanno già identificato uno degli aggressori.

Ora Giulio ha paura che i suoi genitori scoprano della sua omosessualità in questo brutto modo: «Leggendo le notizie e vedendo le foto che ho messo su Facebook con la camicia leopardata, i miei potrebbero capire che si tratta di me, che non ho ancora fatto coming out in famiglia».

 

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