La verità è che non è “ex” abbastanza

«Mi ha mollato». Inizia tutto con questa frase, riferita ad un amico o sussurrata a sé stessi mentre si contempla il soffitto con un’espressione attonita, vuota, gelida, un po’ come quella della Arcuri nella pubblicità del libro di Alfonso Luigi Marra.

Dolore, ira, lacrime e spesso tanto, troppo, alcol, fanno compagnia a quell’anima prava che ha osato innamorarsi a tal punto da far dipendere la propria felicità da quella di qualcun altro, da quella di una persona che, dopo un’analisi costi/benefici, ha tirato le somme ed ha deciso che il licenziamento era l’unica strada percorribile.



Il passaggio di stato da “fidanzati” a “single” scotta un po’, ma la chiusura di una storia o, peggio, della storia, segna anche la fine di ogni gioia? Romeo e Giulietta, i due eroi romantici per antonomasia, non ci hanno insegnato nulla oltre al fatto che fare valutazioni frettolose può portarti a fare stro**ate epiche? «Sveglia 42», ci stiamo solo lamentando!

Gli ex, nel momento in cui diventano tali, dopo tutto, stanno solo facendo il loro mestiere. OK, alcuni probabilmente lo svolgono con una certa brutalità, altri con diabolica perfidia, in rari casi con eleganza e garbo, ma si tratta solo di far del bene a loro stessi, non del male di noi. Stanno cercando di essere felici… ma senza di noi. È piacevole? Diamine, no. A chi piace essere rifiutati, sputati via come una chewing gum che ha ormai perso sapore? Probabilmente a nessuno.



Ma quando tutto è nero e nemmeno l’ennesima replica di Harry Potter riesce a tirarci su il morale, bisogna sforzarsi di ricordare che a fronte di ciò che abbiamo perso, c’è una enorme quantità di tempo che abbiamo guadagnato: tempo per noi stessi, per le nostre passioni, per i nostri pensieri, per la nostra persona, per quell’io interiore che credevamo essere la metà di una mela ma che invece, forse lentamente, si renderà conto di essere un bellissimo frutto completo, un ananas magari! Un po’ duro in superficie, sì, ma morbido e succoso dentro, alla ricerca, stavolta, di un suo simile con il quale condividere il ramo, con il quale aprirsi, con cui maturare assieme, finché Uomo del monte non li separi.

Non è semplice, non lo è affatto, perché il dolore per una storia interrotta fa male, e gratta via molti strati di sicurezza e di autostima lasciando scoperte debolezze, paure e interrogativi sul futuro. In questo caso, però, dopo tutti i piagnistei, dopo tutti i singhiozzi, dopo tutto… restiamo noi, noi e la nostra ombra da ricucire, perché anche grazie ad essa ed a quel bagaglio di buia negatività, saremo in grado di volare di nuovo.

 

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