Campobasso, botte e insulti a scuola: «Fai il catechismo, quindi sei gay»

Un ragazzino di 12 anni di Guglionesi, in Molise, ha dovuto sopportare per più di un anno insulti, minacce e violenza psicologica da parte di un branco di bulli. Ora, a poco più di un mese dall’inizio del nuovo anno scolastico, gli episodi si sono intensificati fino a sfociare in violenza fisica.

«Passaci i compiti, tu solo a quello sei buono», «Tua madre é una put**na», «Sei una me**a umana», «Tu fai il catechismo, quindi sei gay»; questi alcuni degli insulti rivolti al giovane, sia in classe che su vari gruppi WhatsApp, sempre accompagnati dalla minaccia di passare ai fatti.



Fatti ai quali si è arrivati la scorsa settimana, quando il ragazzo in questione è stato schiaffeggiato, a scuola, dal carnefice del suo incubo, un ragazzo quattordicenne ripetente. A denunciare i fatti é stata la madre del ragazzo, che ha portato alla luce il lungo periodo di soprusi subito dal figlio, che già quando frequentava la prima elementare è stato vittima di un bullo più grande, che lo aveva mandato in ospedale con prognosi riservata.

In un post su Facebook, la donna ha parlato degli episodi che hanno coinvolto il figlio, scatenando una catena di sostegno da parte di altri genitori che si trovano nella stessa situazione. Diverso, invece, è stato l’atteggiamento dei genitori dei compagni di scuola del piccolo. A sconvolgere, in questi casi, non è solo la violenza in sé, ma anche il silenzio e l’omertà che la circondano.



«Mio figlio è vessato da due anni da questo ragazzino più grande di lui che ha al seguito altri compagni che lo trattano come un re e fanno tutto quello che lui vuole», ha dichiarato la madre. Le “colpe” del ragazzo sarebbero andare bene a scuola e frequentare il catechismo. Ragioni che hanno spinto in bullo, che ora è stato segnalato alle forze dell’ordine, e la sua gang a prendere di mira il malcapitato.

«Io non posso fare finta di nulla, soprattutto perché mi sono resa conto che queste violenze, che sono davvero tali, sono più diffuse in ambito scolastico di quanto non si creda. Nessuno può chiudere gli occhi pensando di stare tranquillo», sono le parole con cui la madre del ragazzo invita a parlare del tema per sensibilizzare e creare coscienza sulla questione.

 

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