Lecco, un altro episodio di omofobia all’ospedale Manzoni: la vittima si è suicidata

La settimana scorsa, Sabrina Di Biase, dipendente dell’Ospedale Manzoni di Lecco, aveva presentato una denuncia alla polizia e al sindacato dopo essere stata coinvolta in uno spiacevole attacco a sfondo omofobico. Ora emerge un episodio simile, nello stesso ospedale.

La donna, trentaquattrenne e madre di quattro figli, un anno fa ha confessato ai suoi colleghi di essersi innamorata di una donna. Non tutti, però, devono aver accettato di buon grado la cosa. Le battutine e le voci che hanno, da subito, iniziato a circolare sul suo conto si sono presto trasformate in vere e proprie offese e attacchi omofobici, sino ad arrivare alla scritta «fuori di qua lesbica» lasciata con un pennarello indelebile blu sul suo armadietto.



La denuncia di Sabrina ha avuto il merito di mettere in luce una situazione in cui versano molti lavoratori e di alzare un polverone che ha fatto sì che numerose associazioni e anche esponenti della regione Lombardia si interessassero alla vicenda, esprimendo la loro vicinanza.

Ma c’è stato, in passato, chi non ha avuto la stessa forza. La stessa Sabrina, raccontando la sua storia ha fatto riferimento ad un suo collega che qualche anno fa, dopo aver subito lo stesso trattamento, ha deciso di togliersi la vita. Stefano Buttitta, infermiere presso il reparto di chirurgia del Manzoni, stesso ospedale in cui lavora Sabrina, due anni fa ha trovato sul suo armadietto la scritta «fr**io di me**a». Descritto da tutti come un uomo professionale, gentile e sensibile, Stefano non ha saputo sopportare la pressione dei costanti commenti e delle offese dei suoi colleghi e si è gettato dal terrazzo del suo reparto.



Nel frattempo, mentre l’ASST di Lecco ha istituito una Commissione per far luce sul caso, Massimo Coppa della UIL ha annunciato che il sindacato ha dato mandato ai propri legali non solo per perseguire gli autori della scritta ma anche coloro che hanno apostrofato la lavoratrice con frasi omofobe: «Saranno denunciati per mobbing e per stalking».

 

Foto copertina: Lecco Notizie
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5 thoughts on “Lecco, un altro episodio di omofobia all’ospedale Manzoni: la vittima si è suicidata

  1. Io dico che deve finire tutta questa violenza su di noi certa gente si dovrebbero indignarsi e vergognarsi tanta violenza su di noi perché la gente non pensano alle loro vite che invece alle nostre noi siamo degli esseri umani non dobbiamo fare conto a nessuno se la natura ci ha fatto nascere come siamo in Italia manca una legge punibile penalmente omofollia anche a me è successo di essere picchiato in cucina a casa con una sedia nella schiena slogandomi la mano destra per un mese ho sofferto con una sola mano sono stato preso a coltellate e mi ha messo una macedone sul collo gridandomi contro ricchione di merda tutto questo da mio ex fratello 45 anni ho fatto due tentati suicidio uno per colpa di mio ex fratello l’altro per colpa di fette signore che vedendomi in farmacia del mio paese Monte di Procida ( Napoli ) ma quello non è il fratello della dottoressa dell’ospedale Santa Maria delle grazie di Pozzuoli ( Napoli ) dove presta servizio mia sorella e poi Stefania con la sorella proprietarie di un tabaccaio mi hanno detto parole omofobe da quando mi sono esposto pubblicamente dichiarandomi in TV a pomeriggio cinque il 5 e il 19 marzo 2019 da Barbara D’Urso ho perso la pace tutta la mia famiglia mi è contro dicendomi che potevo tenere il mio segreto chiuso in un armadio mio Dio ma che colpa ne ho se il Signore e la natura mi ha destinamente fatto nascere gay effeminato Barbara D’Urso mi ha detto SERGIO si sempre fiero di come la natura ti ha fatto nascere mio ex fratello adesso ha un processo penale pendente perché mi ha buttato fuori casa come un animale io sono disabile e ho anche un cancro al di fuori delle tante patologie che ho e faccio controlli ospedalieri tutti i mesi e tutti gli anni sono felicemente innamorato del mio compagno il mio ex fratello mi chiese 700 euro per l’affitto la casa è sua ma i CARABINIERI del mio paese Monte di Procida Napoli gli chiesero come io potessi dargli 700 euro quando lo Stato Italiano mi dà 289 euro al mese di pensione non è stata una mia scelta ammalarmi siamo tutti sotto lo stesso cielo un cancro può colpire chiunque e lui rispose alle forze dell’ordine che non gli importava un cazzo ho detto ai miei avvocati dell’arci gay di Napoli quando ci sarà il processo non lo voglio assolutamente vederlo in tribunale perché per colpa sua tutti questi miei malori infarto 2017 suicidio 2013
    infarto anche sua colpa e di altre persone omofobe come ho spiegato prima suicidio nel 2018 e l’ultima quando mi trovai tutte le mie cose fuori casa che me le ha buttate giù dal secondo piano finendo per strada mi venne un ischemia che sia dannato per sempre mi diceva spesso che la mia fortuna di non essere nato in tempi di guerra se no Hitler con gli ebrei mi avesse gettato in un forno crematorio perché effeminato gay omofollia assoluta in Italia circolano per strada tanti personaggi psicopatici ci odiano se però pensassero ai cazzo loro perciò io ho paura devono pagare con il carcere chi ci affligge tanto male noi vogliamo vivere le nostre vite liberi no rischiare di essere ammazzati da qualche malato mentale omofobo e razzista ciao

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