Dopo il tribunale, lo dice anche la Corte: «Valido l’atto di nascita con due mamme»

Con un provvedimento depositato il 3 Febbraio 2020, la Corte di Appello di Bari ha confermato la validità della trascrizione, da parte del Comune di Bari, dell’atto di nascita di un bambino, figlio biologico di una donna inglese unita civilmente a una donna barese.

La vicenda giudiziaria è iniziata nel 2017, quando l’Ambasciata italiana a Malta ha trasmesso all’Ufficiale di Stato Civile del Comune di Bari l’atto di nascita di un bambino nato nel Regno Unito da madre biologica inglese e altro genitore di sesso femminile di nazionalità italiana.

Nonostante l’atto venne trascritto da lì a poco, non tardò ad arrivare l’alt da parte del Ministero dell’Interno, per il quale «la trascrizione dell’atto di nascita di un minore che non ha alcun legame di sangue con un cittadino italiano è contraria ai principi primari costituzionalmente garantiti quali sono quelli relativi al diritto alla cittadinanza italiana», evidenziando in una nota «l’insussistenza dei presupposti per riconoscere un collegamento con l’ordinamento italiano al figlio di cittadina straniera unita civilmente con cittadina italiana».

La Corte di Appello di Bari, prima sezione civile, ha rigettato il reclamo presentato dal Ministero dell’Interno quando al vertice vi era Matteo Salvini, dopo che lo stesso aveva ricevuto un primo rifiuto da parte del Tribunale di Bari nel 2019. Per la Corte «il progetto genitoriale di una coppia omosessuale unita civilmente che ricorra alla fecondazione eterologa è come quello di una coppia che, per sterilità o infertilità assoluta ed irreversibile, non sia in grado di procreare autonomamente» in quanto «il dato della provenienza genetica non costituisce un requisito imprescindibile della famiglia. La trascrizione in Italia di certificati validamente formati all’estero può essere negata soltanto nel caso di contrarietà all’ordine pubblico. Il prevalente interesse del minore verrebbe leso e strumentalizzato attraverso il rifiuto dell’identità».

«Come stabilito dai giudici, la pietra angolare di ogni decisione dev’essere la tutela del bambino e in questo caso la mancata trascrizione avrebbe determinato una situazione di grave pregiudizio e di rischio» dichiara su Facebook Rete Lenford, Avvocatura per i Diritti LGBTI, costituita assieme al Comune di Bari nel procedimento relativo alla trascrizione dell’atto di nascita. «È una decisione molto importante perché riconosce che esiste una genitorialità intenzionale – dichiara l’avvocata Pasqua Manfredi – Mi auguro che questo decreto sia di stimolo per altri giudici, altri tribunali e rassicuri i sindaci sulle trascrizioni. L’obiettivo deve essere riconoscere a questi bambini e a questi genitori il diritto ad essere una famiglia».

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