L’attivista anti-gay sudafricano Christiaan Otto ha più volte suscitato rabbia e clamore sui social media grazie a post e video multipli in cui affermava ripetutamente che l’omosessualità e il matrimonio tra persone dello stesso sesso sono peccaminosi. Lo stesso aveva poi affermato che l’attuale pandemia di Covid-19 fosse una punizione divina per le persone LGBT+.
Già nel passato il manager di Richards Bay con una passione per le citazioni bibliche era stato tacciato di ipocrisia, per i suoi tatuaggi, vietati dalla Bibbia (Lev 19:28) e per un post del 2018 in cui sosteneva, pubblicando una foto seminudo, di essere «Un c***o di diavolo nella pelle di un uomo».
Ma sembrerebbe non essere tutto. La pagina Facebook Expose Christiaan Otto ha pubblicato negli scorsi giorni degli screenshot presi dalla famosa app per incontri Grindr in cui l’uomo, sposato da tempo con una donna, si mostrava senza maglia, definendosi bottom/versatile.
La risposta di Otto non è tardata ad arrivare. Il fondamentalista cristiano, infatti ha dichiarato al magazine Mamba Online di non conoscere Grindr e di pensare che un grindr fosse qualcosa «con cui tagliare il metallo». «Tutto quello che stanno facendo è creare delle falsità sul mio conto – ha poi continuato – Hanno preso delle vecchie foto dal mio profilo Facebook e hanno creato questo account. Non ci vuole uno scienziato per capirlo».
Dopo tali dichiarazioni, la pagina abbia tirato fuori ulteriori screenshot, questa volta presi da WhatsApp, in cui RBayDiscreet, alter ego di Christiaan, si lamentava con il suo interlocutore per l’outing subito. «Pensavo di potermi fidare di te, amico – si legge nello screenshot – Avevi detto di aver cancellato la conversazione su Grindr. Che cosa stai cercando di fare? Cancellala e bloccami!».
Slået op af Expose Christiaan Otto i Lørdag den 25. april 2020
A quest’ultimo screenshot non è ancora giunta la risposta dell’estremista omofobo che, però, ha cancellato il suo profilo Facebook. Il presunto outing, che è una pratica scorretta, diventa in questo caso un modo per svelare l’ipocrisia di chi semina odio contro una minoranza che ancora oggi lotta per rivendicare i propri diritti.
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